Scontri di Napoli, tutti gli errori nella gestione dell’ordine pubblico e delle tifoserie
Se un gruppo, nutrito ma non enorme, di tifosi stranieri, riesce a portarsi polizia e carabinieri a passeggio per mezza giornata; se i tifosi locali riescono a sbucare dal nulla e come una falange accerchiare quelli avversari; se la piazza in cui da ore si teme possano iniziare scontri è un'armeria dalla quale recuperare oggetti da lanciare e se dopo la partita il caos ricomincia e c'è di nuovo guerriglia allora possiamo dare per assunto un elemento: a Napoli, ieri, per la partita di Champions League contro l'Eintracht Francoforte, l'ordine pubblico non è stato gestito bene.
Per la giornata di giovedì il prefetto Claudio Palomba ha convocato una riunione urgente del Comitato di ordine e sicurezza pubblica. Ma l'urgenza qual è? È quella di scrollarsi di dosso le polemiche che partono dall'Ufficio territoriale di governo e arrivano fino al Viminale, col ministro Matteo Piantedosi accusato per l'ennesima volta di non aver saputo gestire l'ordine pubblico.
Facciamo un passetto indietro. In Europa non c'è usanza di vietare la trasferta ai tifosi per motivo d'ordine pubblico, metodo che invece in Italia si usa soprattutto nelle serie minori. Cosa succede? Basandosi su una informativa delle forze dell'ordine il prefetto di Napoli ferma la trasferta dei tedeschi di Francoforte. Che ricorrono alla giustizia, ovvero al Tribunale amministrativo italiano. Il Tar gli da ragione, ma fra sospensive e giudizio nel merito si arriva alla partita.
I tifosi dell'Eintracht vengono a Napoli a prescindere. Vengono senza biglietto, vengono con l'obiettivo di presidiare ed esserci e non è un buon segno. Nel frattempo il dispositivo di sicurezza viene preso pericolosamente sotto gamba.
Si arriva a mercoledì 15 marzo. I tedeschi sono già qui a Napoli, sono un migliaio, arrivati la sera prima. E già non depone bene: nella notte tra martedì e mercoledì in piazza Bellini, dove un gruppo di tifosi ha lanciato bottiglie di vetro contro un bar, chiuso. Sempre nella nottata, tra la stazione e il lungomare, uno dei bus dei tifosi tedeschi è stato fatto oggetto del lancio di petardi.
È la mattina del giorno della partita. I tedeschi scendono per lo più da un unico albergo, sul Lungomare. Fanno un gruppone e iniziano a camminare compatti in strada, anche velocemente, seguiti a vista da un nutrito contingente di polizia e carabinieri. Gli viene dunque concesso di ‘farsi vedere' in strada e di fare cori contro i napoletani. Nel gergo ultras significa: «Noi siamo qui, dove siete? Vi siete nascosti?». Prima domanda: il gruppo poteva essere ‘contenuto' e non mandato a spasso per Napoli a mo' di provocazione?
Dal Lungomare a via Medina fino a piazza del Gesù: i tifosi dell'Eintracht entrano in una piazza che è piccola ma con tre vie di fuga. È una piazza monumentale e ci sono tante suppellettili che si possono trasformare in armi improprie. La zona non è stata bonificata preventivamente, nei cestini ci sono bottiglie di vetro, ci sono tavolini e sedie, gli esercizi commerciali sono aperti, non sono stati avvertiti della pericolosità. È normale? No che non lo è.
Gli agenti cercano di evitare la caccia all'uomo da parte dei napoletani. Inizia a piovere e la tensione pare allentarsi. Macché. È la quiete che precede la tempesta.
I tifosi napoletani, almeno 200, hanno avuto il tempo di coprirsi il volto, caricarsi di mazze, fumogeni, bottiglie e sampietrini, parte scende lungo via San Sebastiano, altri dalla zona adiacente a Cisterna dell'Olio. Davanti alla chiesa del Gesù nuovo, la cui facciata è fresca di restauro, e della basilica di Santa Chiara, succede l'irreparabile. La polizia formato un cordone, un cuscinetto di separazione ma inizia un lancio di petardi e pietre. Cassonetti e sedie dei bar volano veloci come granate.
Vengono sparati lacrimogeni ma non ci sono gli idranti; a Calata Trinità Maggiore, la strada che da piazza del Gesù conduce verso via Monteoliveto, appiccato il fuoco fiamme ad una volante della polizia e ad altre auto. A terra addirittura una pistola: è di un poliziotto, finita a terra nel corso degli scontri e poi recuperata per fortuna da un suo collega.
La polizia allontana gli ultras i napoletani e fa salire i tedeschi a salire su cinque bus diretti all'albergo. Quando è iniziato il trasbordo c'è stato il secondo round. Questa volta hanno agito alcuni gruppi che erano a volto scoperto. Hanno lanciato pietre e bottiglie contro i mezzi, sfondando i finestrini. Ferito anche un autista.
È finita? Macché. Una paranza di tifosi in scooter tenta l'assalto al Lungomare, ma non ci riesce. Restano in zona per il dopo-partita. Che infatti si trasforma in nuovo terreno di scontro con tafferugli, lacrimogeni. E dopo ore e ore c'è qualche fermo di violenti. Il disastro è compiuto.