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Sconti del 60% su iPhone e Samsung ma i prodotti non arrivavano: arresti e sequestro per il sito Bushop

Indagine sull’e-shop Bushop: eseguita una misura cautelare per 14 indagati, due ai domiciliari; eseguito un sequestro di 1.5 milioni di euro.
A cura di Nico Falco
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Tempi di attesa lunghi, percentuale di sconto alta. Era questa l'idea che, qualche anno fa, aveva fatto la fortuna del sito Bushop, che prometteva risparmi fino al 60% a chi avesse avuto la pazienza di aspettare anche 60 giorni per ricevere il proprio ordine. Quando i clienti avevano chiesto il rimborso perché i prodotti non erano arrivati, però, i soldi non c'erano più. Vicenda che aveva tenuto banco qualche anno fa e che ha portato oggi a due arresti e ad un sequestro per un valore di oltre 1.5 milioni di euro.

Oggi il sito Bushop non esiste più, ma è ancora possibile trovare in Rete diversi video che ne spiegano il funzionamento e che, assicurano, il sistema funziona: c'è chi mostra un iPhone 10, sostenendo di averlo pagato 360 euro (prezzo al lancio 1.189 euro) e chi fa vedere macchinette per il caffè dicendo di averle pagate 20 e 40 euro (invece di 50 e 130 euro). E non erano, di certo, le uniche offerte a prezzi stracciati: in uno screenshot del sito si vede che il Samsung S10 era disponibile in preordine a partire da 385 euro (prezzo di lancio 929 euro).

L'ordinanza di custodia cautelare personale, emessa dal gip di Salerno su richiesta della Procura locale, è stata eseguita oggi dal Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza insieme ai militari del Comando Provinciale di Salerno, Napoli e Terni; i 14 indagati sono indiziati, a vario titolo, per bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio. È stato disposto il sequestro di beni per complessivo un milione e mezzo di euro circa e per due indagati, uno dei quali residente in Spagna, sono scattati gli arresti domiciliari.

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Secondo la ricostruzione degli inquirenti la Bushop avrebbe richiesto alla Nexi, società che si occupa delle transazioni online e in particolare di e-commerce, 3.319 richieste di storno presentate dai clienti che non avevano ricevuto i prodotti ordinati, per un totale di 883.462,01 euro. Quando la Nexi aveva provveduto a riaccreditare le somme indicate sulle carte di credito, però, l'operazione non era andata a buon fine perché la Bushop non aveva i fondi. La società responsabile del sito, inoltre, per gli inquirenti avrebbe smistato le somme ricevute dai clienti ad altri soggetti (destinatari della misura cautelare reale) senza valide ragioni economiche o avrebbe usato quel denaro per costituire nuove persone giuridiche destinate a loro volta a reiterare i delitti ipotizzati.

In seguito all'insolvenza della Bushop, la Procura aveva chiesto e ottenuto dal Tribunale la liquidazione giudiziale, che aveva portato all'ipotesi di delitto di bancarotta fraudolenta documentale, patrimoniale ed impropria, e all'ipotesi della presenza di amministratori di diritto e di fatto che, in concorso, anche con l'aiuto di un commercialista, avrebbero causato il fallimento della società e fatto sparire il patrimonio aziendale.

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