La scomparsa di Angela Celentano: perché resta viva la speranza dopo tanti anni
«Non la vedo più!». Difficilmente Catello Celentano, padre di Angela, dimenticherà lo sgomento provato nel pronunciare questa frase. Era il 10 agosto 1996 quando di sua figlia, 3 anni appena, si perdevano le tracce. I coniugi Celentano si trovavano sul Monte Faito, in provincia di Napoli, per partecipare ad uno dei picnic domenicali organizzati dalla comunità evangelica della quale facevano parte.
Sarà l’inizio di un incubo. Renato, un bambino di 11 anni, racconterà di aver visto Angela nella manciata di minuti, forse secondi, che ne hanno preceduto la scomparsa. Dopodiché il niente per tutti questi anni. Quel niente che è peggiore della più terribile delle notizie perché capace di accompagnare le persone ovunque. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Oggi ne sono passati 26 da quando Angela è finita nella terra degli scomparsi. Una terra invisibile ed impossibile da conquistare perché nessuno sa dove sia.
La scomparsa di Angela Celentano
Il primo a lanciare l’allarme per la scomparsa di Angela era stato proprio il padre Catello. Pochi minuti di distrazione erano bastati perché la bambina facesse perdere ogni traccia di sé. L’ultimo a vederla era stato appunto un ragazzino, Renato. Renato raccontò agli inquirenti di aver percorso un sentiero insieme alla piccola per portare il proprio pallone in auto.
A metà strada però, quando il viottolo si incrociava con un altro, il ragazzo avrebbe proseguito da solo incentivando quest’ultima a tornare indietro. Nessuno, poi, l’avrebbe più rivista. Il racconto del giovane venne poi smentito da un altro ragazzo presente, Luca. Luca raccontò di aver visto Angela camminare a fianco di Renato fino a quando due uomini non la rapirono e la caricarono a bordo di un’automobile. La testimonianza non ebbe alcun riscontro e venne poi smentito dallo stesso Luca che dichiarò di essersi inventato tutto.
Le ricerche sul Monte Faito
“Per quattro giorni e quattro notti siamo rimasti sul monte per cercare Angela. Lasciammo il Faito solo quando vi fu la certezza che non fosse più lì”. Queste le parole di Catello Celentano sul sito dedicato alla figlia. Nelle ore successive alla scomparsa ci fu un mastodontico utilizzo di uomini, volontari e di tutti i mezzi e strumenti che nel 1996 erano a disposizione delle forze dell’ordine: unità cinofile, elicotteri militari a raggi infrarossi, e cani volpe, capaci di scovare un corpo fino a 2 m sottoterra. Nella notte vennero addirittura utilizzati i cavalli, specializzati nell’avvertire la presenza di persone nel buio.
Ma non solo. Per scongiurare anche l'ipotesi di un’eventuale caduta accidentale di Angela intervennero speleologi e rocciatori. Questi ultimi cercarono la bambina in lungo e in largo nei numerosi dirupi presenti sul Monte Faito, ma era come se Angela si fosse volatilizzata.
Una strana telefonata: il pianto di Angela?
Nove giorni dopo la scomparsa arrivò a casa Celentano una strana chiamata. Dall’altro lato del telefono nessuno parlava, ma in lontananza si percepivano rumori anomali e soprattutto il pianto di un bambino. Ho lavorato, e lavoro frequentemente, a casi di scomparsa. Questi mi hanno insegnato una cosa su tutte: le coincidenze non esistono.
Tuttavia, in accadimenti come questo, molto spesso si verificano episodi fuorvianti dovuti all’azione sconsiderata dei mitomani. È quindi altamente probabile che si sia trattato di una circostanza del genere. Tale circostanza non è stata chiarita ufficialmente.
Celeste Ruiz e la pista messicana
In 26 lunghi anni migliaia sono state le segnalazioni ricevute dalla famiglia Celentano senza che mai nessuna si rivelasse fondata. Ed infatti la speranza di riabbracciare la figlia è stata concretamente alimentata in una sola occasione. Era il 2010 quando una ragazza di nome Celeste Ruiz, residente in Messico, contattò i coniugi Celentano dicendo di essere la loro figlia. Secondo le ricostruzioni, effettivamente, le immagini di Celeste mostravano una forte somiglianza con la piccola Angela. Persino l’età sembrava sovrapporsi. Tutti ci abbiamo sperato.
Venne disposto ed eseguito il test del Dna che escluse potesse trattarsi della bambina scomparsa quattordici anni prima da Napoli. Si scoprì poi che Celeste Ruiz all’anagrafe si chiamava Brissa, di professione faceva la psicologa ed aveva agito in preda alla mitomania che l’affliggeva.
L’archiviazione del caso
“Mia figlia Angela è ancora viva, io non mi arrendo. Continueremo a chiedere verità e giustizia”. Questa è stata la reazione di Maria Celentano quando, ormai due anni fa, la Procura di Torre Annunziata ha richiesto ed ottenuto l’archiviazione del caso. Gli inquirenti si sono arresi dopo oltre un ventennio perché molti dei testimoni non ricordano ed altri sono deceduti. Non fisiologicamente dello stesso avviso sono i genitori che non smettono di aspettare il giorno in cui Angela varcherà nuovamente la soglia di casa.
Che fine ha fatto Angela Celentano?
I minuti immediatamente successivi sono determinanti per la risoluzione di un caso di scomparsa. Di conseguenza, gli errori commessi in questa fase possono irrimediabilmente compromettere l’esito delle indagini. Così è stato per Angela e così sarà 8 anni dopo per Denise Pipitone. Proprio come bisognava procedere per la bambina di Marzara del Vallo, anche per la Celentano bisognava indagare sin da subito e a ritmo serrato nella ristretta cerchia delle persone che quel giorno erano con lei sul monte Faito. La bambina era sorvegliata a vista da Catello e Maria.
Dunque, sarebbe stato molto difficile improvvisare un rapimento sotto gli occhi dei genitori. Per tale ragione ritengo che Angela sia stata rapita da una persona che conosceva, era presente e della quale si fidava. Questo il motivo per cui ipotizzo non abbia opposto la benché minima resistenza nell’allontanarsi in pieno giorno. Purtroppo, però, non sapeva che sarebbe andata incontro al suo triste destino.
Del resto, la tesi esposta viene sicuramente accreditata anche dalla letteratura criminologica in materia. Che testimonia come, nella quasi totalità dei casi di scomparsa, non bisogna discostarsi troppo dalla cerchia di familiari e conoscenti per scoprire la verità. Purtroppo, questa è la tesi che da sempre ho privilegiato e che mi conduce a prospettare anche la peggiore delle ipotesi. Che potrebbe non essere quella dell’adozione illegale. Pista, quest’ultima, ampiamente battuta dagli inquirenti.
La speranza della famiglia e la nuova pista sudamericana
Proprio ieri, alla vigilia dell’anniversario della scomparsa, la famiglia Celentano ha diffuso attraverso un comunicato un’immagine che ritrae Angela oggi. Tale operazione è stata resa possibile con la tecnica dell’age progression ed è stata effettuata dagli esperti dell’associazione americana Missing Angels Org. Insieme alla foto, però, è stata diffusa la notizia di una nuova segnalazione proveniente ancora una volta dall’America Latina.
Il legale della famiglia ha fatto sapere che la pista seguita è fondata, ma per fugare ogni dubbio sarà necessario – se le indagini avranno seguito – effettuare il test del Dna. Pur con tutte le difficoltà e le insidie che questo tipo di segnalazioni comportano, non muore la speranza che Angela esca finalmente dalla terra degli scomparsi. Una terra che per definizione, come ho detto, è una terra del niente. Una terra impossibile da espugnare perché nessuno sa dove sia.