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Crollo Vela Celeste a Scampia

Scampia non è Caivano. Gli show del governo Meloni qui non si possono fare

«Cosa vuole Scampia? Tutto!» è stato il grido di battaglia di decenni di lotte del comitato Vele. I quarant’anni di questa gente li conosce chi li ha vissuti e chi li ha raccontati.
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I ministri del governo Meloni si tengono per ora lontani da Scampia. Hanno inviato le seconde e le terze file a sondare il terreno: non è cosa, almeno per ora. Se ne sono usciti con comunicati di cordoglio e circostanza. Conoscete la regola secondo la quale non ci si stupisce mai più di una volta se un fatto si ripete?

Ecco: Scampia le sue sorprese le ha avute tutte. Ha avuto morti ammazzati e Pontefici, ha avuto palazzi demoliti con le esplosioni e Presidenti. Ha avuto speranze e disgrazie, è caduta e si è risollevata. È stata scenografia e sceneggiatura di vite devastate e di rinascite. Scampia è il tutto di Napoli, è un concentrato, un film già visto e uno ancora da girare.

Per questo fa paura alla politica, Scampia. Oggi come oggi è una bomba sociale non disinnescabile con le parole. Servono i fatti. E per fare i fatti servono i soldi.

E cosa pensavate, che Scampia si risolveva accussì, bellebuono, dicendo «è una rinascita!» ma senza metterci più niente? Nemmeno il più resistente dei fiori d'asfalto e cemento vive se ci passa sopra un carrarmato.

Dunque, quale può essere la strategia politica di un governo di destra verso una amministrazione di centrosinistra? Semplice: quando saranno "cotti", arriviamo noi con commissariamenti, esercito, polizia, carabinieri, finanza, una pattuglia di ministri e annunciamo il paradiso in terra.

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Questo però lo si poteva fare al Parco Verde di Caivano, dove finora uno show del genere non era mai andato in scena. Ma Scampia no, Scampia ha passato quindici anni fa questa fase.

Bisogna riavviare i cantieri, trasferire le persone da quei mostri invivibili ad altre case. Non c'è solo la Vela Celeste. Ci sono la Vela Gialla e soprattutto la Vela Rossa che è un calderone sociale che ribolle pronto ad esplodere. «Non siamo noi il problema» c'è scritto sulla facciata delle Vele. E fallo capire al resto d'Italia, almeno a quello che non conosce o fa finta di non conoscere le periferie del suo Paese. Troppo facile parlarne, troppo facile discettarne oggi.

«Cosa vuole Scampia? Tutto!» è stato il grido di battaglia di decenni di lotte del comitato Vele.

I quarant'anni di questa gente li conosce chi li ha vissuti e chi li ha raccontati. Per il resto d'Italia resta qualche serie tv. Ma a Scampia vive davvero la speranza: ucciderla oggi sarebbe un delitto. Speriamo che tra un G7 e l'altro anche Giorgia Meloni se ne accorga.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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