San Gennaro, la bellissima omelia di don Mimmo Battaglia sulla “Gente, magnifica gente” di Napoli
«Gente, magnifica gente / di questa città» è la canzone portante di "Scugnizzi", uno dei film più rappresentativi della Napoli degli anni Ottanta, capolavoro di Nanni Loy e di Elvio Porta con le musiche di Claudio Mattone e uno strepitoso Leo Gullotta.
Don Mimmo Battaglia, prete di strada, il pastore che dal dicembre 2020 guida la diocesi di Napoli dall'altare maggiore del Duomo di Napoli, con a fianco le ampolle del sangue (sciolto) di San Gennaro, come al solito sorprende e commuove.
Mai convenzionale, mai stucchevole, mai scontato: nella sua bellissima omelia del 19 settembre il vescovo metropolita di Napoli cita proprio i versi della canzone più nota degli "Scugnizzi" del film e del fortunato musical che ne derivò:
Ero diventato prete da un anno, gli scugnizzi cui pensavo erano giovani adolescenti in difficoltà che incontravo. Alcuni li avrei rivisti più tardi nelle comunità, caduti nel tunnel della droga.
E non vi nascondo che in questo anno e mezzo a Napoli, passeggiando per centro storico, recandomi nelle parrocchie, nelle carceri, nelle associazioni, mi è venuto tante volte in mente quel film.
Incontrando tante persone, di ogni ceto e divisione sociale, spesso canticchiavo una canzone: "Gente / magnifica gente / vicina e distante / dalla nostra città. Gente / magnifica gente / di questa città. Gente / che vede che sente / e fa finta di niente. Gente / magnifica gente / di questa città".
Napoli è un luogo in cui convivono città differenti.
Ma per incontrarsi non basta stare nello stesso luogo, nemmeno nella stessa casa: occorre parlare, ascoltarsi, guardarsi negli occhi.
Il vero miracolo è la liquefazione di grumi sociali fatti dalle promesse non mantenute.
L'occhio corre tra i banchi che affollano la celebrazione liturgica in occasione della solennità del patrono Gennaro, vescovo e martire: il Duomo torna affollato dopo due anni di distanziamento sociale.
Ci sono giornalisti sì, ma anche tanti politici. C'è il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, c'è l'ex sindaco Antonio Bassolino che è presenza costante da decenni. C'è il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. E fanno capolino alcuni candidati alle imminenti Elezioni del 25 settembre, come Luigi Di Maio e Dario Franceschini. Per Di Maio non è una novità: nel 2017 da vicepresidente della Camera – erano i tempi dei 5 Stelle arrembanti e anti-sistema – si inchinò a baciare l'ampolla.
Le presenze non stupiscono: per alcuni l'evento è speranza e fede, per altri passerella di notorietà. Monsignor Battaglia affronta da par suo il clima elettorale. E le sue parole sono di speranza ma al tempo stesso di accusa.
Il vescovo al patrono chiede di insegnare: «A chiunque ricopre un ruolo di responsabilità e di governo o a chiunque ambisce a ricoprirlo che il potere senza amore è destinato a far male agli altri come a sé, mentre il servizio autentico e disinteressato mosso dall'amore per il bene, rimane nella memoria grata della storia».
E ribadisce ai fedeli che si concentrano soltanto sull'avvenuta liquefazione del sangue che la celebrazione è religiosa e non è un oracolo né tanto meno uno show:
Non è un oracolo. Credetemi, ciò che importa davvero al Signore ciò che ci chiede con forza il nostro vescovo e martire Gennaro è l'impegno quotidiano a scommettere sull'amore, a sciogliere i grumi dell'egoismo, a rompere le solide dighe che trattengono il bene lasciando che la linfa dell'amore, come il sangue, scorra nelle vene del corpo di questa città, fino all'ultimo capillare, donando a tutti speranza, fiducia, possibilità di riscatto e novità di vita.