Salta la processione della Madonna dell’Arco ad Arzano: il percorso era tra le palazzine della 167
Alla fine, dopo un tira e molla di diversi giorni, la processione della Madonna dell'Arco ad Arzano è saltata: questa mattina Polizia Municipale, Polizia di Stato e Carabinieri hanno atteso inutilmente davanti alle porte dell'associazione, rimaste chiuse, per poi apprendere che non se ne sarebbe fatto più nulla. Motivo della rinuncia sarebbe stata l'impossibilità di avvisare per tempo la banda musicale in seguito alle richieste di integrazione sulla documentazione. Dietro la vicenda, però, potrebbe esserci altro: il percorso prevedeva che la processione sarebbe passata nel fortino del clan della 167 di Arzano, oggi conteso tra la fazione dei Monfregolo e quella dei Cristiano.
Annullata la processione per la Madonna ad Arzano: sarebbe passata nella 167
Il primo intoppo era arrivato alcuni giorni fa, quando l'associazione promotrice aveva comunicato al Sindaco, allo Sportello Unico Attività Produttive (Suap) del Comune di Arzano e al Comando della Polizia Municipale che oggi, 2 aprile, tra le strade di Arzano ci sarebbe stata la processione con i fujenti. Gli agenti si accorgono, però, che la documentazione è incompleta e rispondono con una richiesta di integrazione: mancano, tra le altre cose, lo statuto dell'associazione e le indicazioni del percorso.
La risposta arriva via social: l'associazione si lamenta a gran voce contro il Comando, accusandolo di voler rompere una tradizione religiosa e ben radicata ad Arzano, e tra i sostenitori della processione compaiono anche i messaggi di Antonio Alterio; si tratta di un volto noto alle forze dell'ordine: vittima di un agguato pochi giorni fa, è il fratello di Raffaele "lo Sceriffo", considerato uomo di fiducia del boss Giuseppe Monfregolo ed attualmente detenuto per estorsione.
Quando arriva, finalmente, la documentazione completa, con indicazione del percorso, viene fuori che la processione passerà per via Colombo, tra le palazzine della 167. La Polizia Municipale comunica della manifestazione ai Carabinieri e al Questore di Napoli per le valutazioni dei profili di ordine e sicurezza pubblica e non arriva nessun divieto. Allo stesso tempo, però, i caschi bianchi consigliano ai promotori di deviare il percorso: sarebbe meglio, spiegano, evitare di passare nella 167; in caso contrario la processione si sarebbe potuta fare lo stesso, ma è immaginabile che gli agenti avrebbero tenuto gli occhi bene aperti per individuare eventuali comportamenti "equivoci" o "inchini" davanti a determinate abitazioni.
Una richiesta tutt'altro che insolita, dato che, come dimostrato anche dalla recente inchiesta sul clan Contini, anche le feste religiose possono essere strumentalizzate per rendere omaggio ai clan e la camorra può manifestare la propria presenza sul territorio sfruttando l'espressione della devozione dei cittadini. Inizialmente, ricostruisce Fanpage.it grazie a fonti qualificate, la richiesta sarebbe stata anche accettata, almeno apparentemente. Stamattina, però, alle otto in punto, quando sarebbe dovuta partire la processione, non si è presentato nessuno. E mezz'ora dopo è arrivata la comunicazione: non volevano più farla. Il motivo? Sostanzialmente, a loro dire, colpa della Municipale di Arzano: la richiesta di integrazione dei documenti (e, probabilmente, il consiglio sul cambio di percorso) avevano fatto perdere tempo prezioso e non erano riusciti a contattare in tempo la banda musicale.
Le palazzine della 167 fortino conteso tra i clan
Il complesso popolare di Arzano è, secondo gli inquirenti, il punto nevralgico della malavita organizzata del comune alle porte di Napoli: è tra quegli edifici che è nato il "clan della 167", considerato emanazione degli Scissionisti di Secondigliano, sorto in seguito alla spartizione del territorio tra gli Amato-Pagano e il clan Moccia di Afragola. Ed oggi quelle palazzine rappresentano la roccaforte della camorra. Attualmente l'area sarebbe appannaggio della fazione dei Monfregolo, che avrebbero scacciato i rivali dei Cristiano; questi ultimi si sarebbero spostati a Frattaminore, costituendo il gruppo Cristiano-Mormile, i cui vertici sono imparentati.
Lo scontro avrebbe coinvolto anche altri gruppi, come i Landolfo (articolazione del clan Pezzella, legato quest'ultimo ai Moccia); nei giorni scorsi è scattato il fermo per 7 persone, compreso quello che viene ritenuto il capo, Pasquale Landolfo. Nelle intercettazioni gli indagati fanno esplicito riferimento alla faida della 167 di Arzano e incolpano i Cristiano-Mormile delle minacce con finti manifesti funebri contro Biagio Chiariello, comandante della Polizia Municipale di Arzano, e della bomba esplosa davanti alla chiesa di don Maurizio Patriciello al Parco Verde di Caivano, ritenendo i due episodi espressione di una strategia volta a far ricadere la colpa sui Monfregolo, propri alleati. In seguito a quegli episodi è stata disposta la scorta sia per Chiariello sia per Patriciello.