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Said è un uomo libero. Chi lo ha chiamato “ne**o di merda” è schiavo del suo razzismo per sempre

Said, insultato e aggredito dal suo datore di lavoro per aver osato chiedere un contratto, ha continuato a tenere la testa alta ribaltando la sua condizione. Lo schiavo, schiavo dei pregiudizi, del suo odio, del razzismo e dell’ignoranza è il padrone dell’officina che si è rivolto così. E che speriamo, con l’aiuto della giustizia italiana, possa chiudere per sempre.
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«Schiavo» è un termine che arriva ai giorni nostri dal latino medievale, stava a significare prigioniero di guerra.  E la Costa D'Avorio, Africa Occidentale, ne ha avuti di schiavi. E ne ha avute anche di guerre: nel 2000, la sanguinosa guerra civile con la divisione tra Nord musulmano e Sud cristiano. Poi, dallo scorso anno, uno stato continuo di tensioni territoriali che spesso sfociano in violenze, fughe, arresti di massa.

Said (lo abbiamo chiamato così, comprendendo le ragioni del suo timore di esporsi con nome e cognome) 34enne originario della Costa D’Avorio, quattro anni fa è scappato dal suo Paese a causa della guerra. Per due anni ha lavorato in una officina qui all'ombra del Vesuvio. Invisibile e sottopagato come tanti nelle sue condizioni. Quando ha alzato la testa, quando Said ha chiesto al mondo, a se stesso, alla terra nella quale cercava pace e non certo una nuova guerra, condizioni di vita diverse, il suo datore di lavoro  si è trasformato in un padrone delle piantagioni di zucchero e canne di cotone, un carceriere, un uomo consapevole di essere col coltello dalla parte del manico.

«Negro di merda, sarai schiavo a vita», così gli ha detto. Fortunatamente ogni tanto le storie prendono una piega diversa dal consueto silenzio e rassegnazione. E Said ha continuato a tenere la testa alta ribaltando la sua condizione. Lo schiavo, schiavo dei pregiudizi, del suo odio, del razzismo e dell'ignoranza è il padrone dell'officina che si è rivolto così. E che speriamo, con l'aiuto della giustizia italiana, possa chiudere per sempre.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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