Roberto Saviano racconta l’omicidio di Giovanbattista Cutolo: “Armi in mano a ragazzini e violenza estrema”
"Giovanbattista Cutolo è morto perché stava a piazza Municipio con la sua fidanzata e i suoi amici festeggiando un compleanno, e sono andati a provocarli, a lui e ai suoi amici, con l'intento di generare rabbia e conflitto: si può morire per questo?". Così Roberto Saviano, in un lungo intervento nella rubrica di Fanpage.it "My Way", racconta l'omicidio di Giovanbattista Cutolo, il 24enne napoletano ucciso a Piazza Municipio nei giorni scorsi, a due passi da Dog Out, il locale che poi la Questura ha chiuso per trenta giorni provocando anche la dura reazione dei titolari, che hanno spiegato di rischiare così il fallimento.
Il racconto dell'omicidio di Giovanbattista Cutolo
"Il ragazzo, assieme ad alcuni amici, si trovava fuori da un pub a piazza Municipio, e stavano festeggiando un compleanno", ha raccontato Roberto Saviano, "Quando una ragazza del gruppo di amici nel parcheggiare il motorino urta un motorino di qualcun altro. Quel qualcun altro appartiene a una paranzella, un gruppo di ragazzini criminali, che arrivano da Quartieri Spagnoli e Montesanto. Sono oltre una decina di persone, e inizia subito un primo alterco, litigi, insulti, sfottò, poi tutto sembra finire". E invece accade qualcosa: "La paranzella si accorge di avere a che fare con dei bravi ragazzi dei "buoni guaglioni" e quindi li prende di mira".
Iniziano infatti le prepotenze tipiche di chi si sente in diritto di esercitare bullismo: "Spremono una bustina di maionese in testa a uno dei ragazzi, li prendono in giro. A quel punto Giovanbattista si alza e chiede di smetterla prima di andare via". Ed è proprio quella reazione, continua Saviano, che scatena "l'alterco più grave: prende una "seggiata" in faccia, poi un sedicenne tira fuori la pistola e spara tre colpi, di cui almeno uno mortale".
La vita di Giovanbattista Cutolo finisce così, su un marciapiede di piazza Municipio. "Viene ammazzato così, non c'è alcuna ragione, ammesso che ci sia una ragione per un omicidio. Non c'è neanche un pretesto: violenza estrema, radicale, immediata. Si muore così, mentre si è con degli amici fuori un pub davanti agli occhi della con la propria fidanzata perché si è chiesto di smettere con le angherie, di farla finita con insulti e violenza".
"Troppe armi che circolano, soprattutto tra ragazzini"
Le indagini diranno poi la loro sull'intera vicenda. Ma nella sua analisi, Roberto Saviano spiega i motivi che hanno portato a questo ennesimo, brutale, fatto di cronaca. "Parliamo di una metropoli che ha il più alto tasso di evasione scolastica d'Europa. Parliamo di zone, Napoli e provincia, profondamente depresse, la disoccupazione e il lavoro nero sono totali, ma questo non giustifica proprio nulla: c'è chi vive situazioni di grande miseria con onestà". L'altra ragione, invece, è "la diffusione delle armi: un ragazzino di 16 anni non camorrista significa che non appartiene ad una organizzazione. Sono gruppi di criminali non camorristi dediti soprattutto al furto di Rolex, fin dagli anni Ottanta". Ma non solo. Si caccia la pistola per sembrare qualcuno, per mettere paura, per non essere aggrediti".
E il ricordo va a Francesco Pio Maimone, il 19enne ammazzato a marzo scorso "da un coetaneo anche lui armato, che spara così, perché gli avevano pestato le scarpe. Tira fuori la pistola, lo prendono in giro che è un'arma giocattolo, e lui spara a caso, ammazzando un ragazzo". Tornando invece sull'omicidio di Cutolo, è proprio so sul 16enne che si focalizza l'attenzione di Saviano, che racconta come il giovane "avrebbe anche confessato di avere già dei precedenti per tentato omicidio, ma non era punibile perché il tentato omicidio era avvenuto quando aveva meno di 14 anni e quindi non era imputabile". Ma non solo: "Quante armi circolano a Napoli? Quante in mano ai ragazzini?". E torna a chiedere soluzioni alle istituzioni e alla politica.
"La politica ha fallito"
"La protezione non è solo quando c'è la polizia che arresta o il falco in moto. Il Parco Verde è un abisso di cemento e catrame dove neanche la camorra affilia, tanto che è facile comprare un killer o un galoppino", racconta ancora lo scrittore, "la situazione è drammatica, perché si sta allargando in sacche giovanili di assoluta miseria e assenza di qualsiasi tipo di formazione e di possibilità di organizzare la propria vita. In questi quartieri non c'è più niente, mentre continuiamo a raccontarci la storia della rivoluzione, della città di Napoli che è cambiata perché sono arrivati i soldi dei turisti. Ma a parte questo, fine. Non c'è stato altro. Le periferie sono cambiate? No".
E aggiunge: "Si sono accesi i riflettori su Scampia, e certe dinamiche si sono spostate in altre zone: il Parco Verde di Caivano ha "ereditato" una grossa parte delle dinamiche di Scampia. Questo è successo, ma da parte delle istituzioni non c'è stato davvero un cambio di passo. La politica ha fallito in questo senso, pensando di dover risolvere tutto con le manette o facendo piovere un po' di soldi prima delle elezioni. C'è bisogno di un monitoraggio della circolazione delle armi, che sono ovunque. Ma non accadrà. Si rivolverà dando la colpa a una serie, a qualche rapper, a qualche social. Dobbiamo trovare i nessi, le colpe di questo orrore di che sta condannando questi ragazzini e queste ragazzine a questo tipo di vita".