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Roberto Mancini, il poliziotto che ha dato la vita per denunciare la Terra dei Fuochi

Nel 2014 moriva il poliziotto Roberto Mancini, tra i primi investigatori a denunciare quella che anni dopo sarebbe stata conosciuta come la Terra dei Fuochi.
A cura di Nico Falco
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Stroncato da un tumore, dopo aver passato la vita a combattere le ecomafie, curando personalmente le indagini per creare un dossier inizialmente ignorato e soltanto anni dopo preso in considerazione e sfociato in una elaborata inchiesta giudiziaria. Moriva il 30 aprile 2014 Roberto Mancini, sostituto commissario della Polizia di Stato, ucciso da un Linfoma non Hodgkin che sarebbe stato causato proprio dal suo impegno con cui aveva denunciato, con una decina di anni di anticipo, il disastro ambientale della Terra dei Fuochi.

L'investigatore è stato il primo poliziotto che, con la sua squadra, ha indagato sullo sversamento illegale di rifiuti speciali e tossici nei territori della Campania e sul ruolo della camorra nel traffico. A partire dal 1994 aveva effettuato appostamenti, pedinamenti, ricerche e sequestri di appezzamenti di terreno che venivano usati per nascondere i rifiuti tossici. Tra il 1998 e il 2001 collaborò con la la Commissione rifiuti della Camera. Nel 2002, la diagnosi della malattia. Il dossier prodotto dalla sua squadra negli anni '90 sulla Terra dei Fuochi fu preso in considerazione soltanto nel 2011.

Nel 2015 il poliziotto è stato insignito della Medaglia d'Oro al valor civile alla memoria. Si legge nella motivazione:

Per l'essersi prodigato, nell'ambito della lotta alle ecomafie, con straordinario senso del dovere ed eccezionale professionalità nell'attività investigativa per l'individuazione, nel territorio campano, di siti inquinati da rifiuti tossici illecitamente smaltiti. L'abnegazione e l'incessante impegno profuso, per molti anni, nello svolgimento delle indagini gli causavano una grave patologia che ne determinava prematuramente la morte. Mirabile esempio di spirito di servizio e di elette virtù civiche, spinti fino all'estremo sacrificio.

A Mancini è ispirata la figura di Marco Giordano, il poliziotto della fiction "Io non mi arrendo" (interpretato da Beppe Fiorello), prodotta nel 2016. Nello stesso anno all'investigatore è stata dedicata una sala del commissariato San Lorenzo della Questura di Roma.

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