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Rivolta per coprifuoco a Napoli, anche il figlio del boss Mascitelli tra i manifestanti

In piazza venerdì sera, durante le proteste contro il coprifuoco a Napoli, c’era anche Giorgio Mascitelli, figlio del boss di camorra Bruno detto ‘o Canotto. Lo si vede alle spalle della delegazione che parla con le forze dell’ordine dopo i primi scontri successivi all’attacco alla polizia da parte di alcuni manifestanti.
A cura di Nico Falco
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Tra i manifestanti che hanno preso parte alle proteste di venerdì sera a Napoli, davanti alla sede di Palazzo Santa Lucia, c'era anche Giorgio Mascitelli, figlio del boss Bruno Mascitelli detto ‘o Canotto, considerato a capo dell'omonimo clan attivo negli anni scorsi tra Pomigliano e Casalnuovo, in provincia di Napoli, e che nel 2016 aveva tentato di guadagnare spazio negli ambienti camorristici di Ponticelli, nella periferia orientale, scontrandosi con l'allora egemone gruppo dei De Micco.

Il figlio di ‘o Canotto, che in serata compare anche in storie Instagram pubblicate da altri giovani che erano con lui, lo si vede chiaramente subito dopo gli scontri, alle spalle della delegazione di manifestanti che dialoga con la Polizia e prende le distanze da chi pochi minuti prima ha attaccato le forze dell'ordine. Mascherina sul volto, Mascitelli sembra riprendere col telefonino quello che sta succedendo mentre il dirigente deputato all'ordine pubblico discute con uno dei manifestanti, che imputa la violenza a "una ventina di persone, tra cui ragazzini che non avevano nulla a che fare con la protesta" e che sono stati "mandati via, perché non è questo quello che vogliamo".

Attualmente le forze dell'ordine, e in particolare la Digos della Questura di Napoli, stanno passando al setaccio i video e le immagini della protesta alla ricerca di "volti noti", la cui presenza potrebbe aiutare gli investigatori a individuare eventuali "ordini di scuderia" o una regia dietro gli scontri. Al vaglio l'ipotesi che in piazza ci fossero frange di ultras e personaggi legati all'estrema destra, ma anche pregiudicati ritenuti vicini ai clan della zona, che potrebbero aver deliberatamente scatenato la rivolta attaccando le forze dell'ordine.

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