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Rita De Crescenzo e quella ribalta mediatica social che ricorda Concetta Mobili in tv

Arrivano e bucano, lo schermo e l’algoritmo, perché non hanno e non sentono il bisogno di avere filtri o copioni: un parallelismo tra il personaggio della vecchia tv e la tiktoker.
A cura di Domenico Giordano
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La popolarità e la ribalta mediatica incassate da Rita De Crescenzo hanno acceso nella caverna della memoria il lampeggiante del ricordo, facendo riemergere il personaggio di Concetta Mobili, al secolo Concetta Di Palma. Il parallelismo sembrerebbe più che forzato, generato forse da una tara che ha buggato il mio personale modo di conservare le vecchie cianfrusaglie di gioventù, eppure a ben guardare l’associazione mnemonica ha una sua coerenza e logica.

La prima, Rita, è la tiktoker napoletana, i cui video spopolano tra gli under 30, nelle ultime settimane assurta agli onori delle cronache social-televisive in quanto ritenuta, decisamente a torto diciamolo subito, la principale responsabile dell’invasione di duecento bus turistici che qualche settimana fa hanno letteralmente preso d’assalto Roccaraso.

Con i suoi 1.8 milioni di follower e 127 milioni di like, raccolti dai video pubblicati sull’account, avrebbe spostato con qualche clip questa folla di gitanti della domenica dal lungomare Caracciolo di Napoli fin sulle nevi della località abruzzese. Invece, la seconda, potrebbe risultare nel confronto meno famosa o poco conosciuta, in particolare per chi è sotto i quarant’anni, ma Concetta Mobili negli anni ’90 del secolo scorso è stata una vera e propria icona del piccolo schermo.

Una reginetta quando la tv aveva nell’ecosistema mediatico un peso e una centralità superiore a quella attuale dei social media. Infatti, per almeno un lustro nella prima parte degli anni '90 del secolo scorso conquistò un effimero quando sbalorditivo successo nazionale grazie alle sue televendite che in poco tempo traslocarono dagli schermi di serie C, quelli dell’emittenza locale campana, a quelli ben più importanti della serie A della televisione grazie ai rimbalzi che le regalarono quei tre furbacchioni della Gialappa’s Band. Così, a Concetta Mobili riuscì il miracolo di superare il limite fisico delle antenne della provincia napoletana e casertana per arrivare nelle case di tutti gli italiani.

Il successo, inatteso e improbabile, di Rita De Crescenzo e lo stesso successo, anche quello inatteso e traballante di Concetta Mobili. Certo, è mutato il mezzo, qui ci sono i social a trascinare la carretta, lì c’era il tubo catodico, ma gli elementi determinati sono rimasti gli stessi. Insomma, per farla breve, cambia il medium, ma non gli asset delle due performance. Innanzi tutto, a unire Rita e Concetta c’è l’autenticità, nonostante tutto. Arrivano e bucano, lo schermo e l’algoritmo, perché non hanno e non sentono il bisogno di avere filtri o copioni, sono e si propongono a prescindere dalle loro cento imperfezioni grammaticali, lessicali, espressive, scenografiche e famigliari.

Entrambe sono così, prendere o lasciare. Solo che il pubblico in questi casi prendere sempre, perché in quell’improvvisazione genuina, neutralizzata dal successo, rivede sé stesso. Il secondo elemento caratterizzante di questa convergenza è rappresentato da una totale ingenuità delle protagoniste, tanto da essere addirittura disarmante. A Rita De Crescenzo oggi, così come a Concetta Mobili trent’anni fa, non interessa padroneggiare le regole del successo, costruirsi un percorso duraturo o provare a governare il medium.

Al contrario, godono del successo presente fregandosene altamente di allontanare il più possibile il momento inevitabile dell’oblio. Del resto, tv e social media hanno accelerato, rispetto alla stampa e alla radio, il processo di digestione di un contenuto. In pochi mesi si può passare da un’audience strepitosa all’anonimato più completo. Infine, a tenere assieme le due parabole mediatiche c’è un terzo e fondamentale ingrediente: la potenza di un’unica e semplice storia. Rita e Concetta, quando si accendono le luci mettono in scena uno stesso identico canovaccio, ripetitivo, autistico e banale. Ma, in questa replica all’infinito dell’improbabilità c’era e c’è il segreto della loro popolarità.

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Domenico Giordano è spin doctor e consulente di comunicazione politica per Arcadia(www.arcadiacom.it) agenzia di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazionepolitica e delle analisi degli insight social e della rete. È consigliere nazionale dell’AssociazioneItaliana di Comunicazione Politica. Ha pubblicato “De Luca, la comunicazione politica di Vincenzo De Luca da sindaco a social star (Area Blu edizioni 2021) e “Sono un uomo di pace e perfino d’amore” (GrausEdizioni 2022). Da marzo è in libreria con “La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni” (Graus Edizioni 2023)
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