“Ristolibreria e libropizzeria, l’importante è stare attenti: sono attività culturali o no?”

«Libreria» rischia di diventare un suffisso di altre attività commerciali? Negli ultimi mesi a Napoli si parla insistentemente dell'apertura di «risto-librerie» e «pizza-librerie». Se ne parla con interesse poiché il sogno di molti, non solo napoletani, è vedere città in cui coesistono attività culturali e ristorative in perfetta armonia. Domanda: è possibile? La risposta la potrà dare solo il tempo. Ma soprattutto: un posto in cui si sfornano pizze o si cucinano genovese e ragù è adatto ad ospitare attività come la vendita di libri?
Gennaro Esposito, consigliere comunale a Napoli, nel corso di due consiliature si è contraddistinto come uno dei più attenti osservatori delle dinamiche commerciali della nuova città in cui il turismo ha un ruolo e una attenzione preminente, soprattutto al centro storico. A Fanpage spiega il suo punto di vista.

«Beh, il tema delle risto-pizza-librerie ce lo stiamo ponendo anche in Consiglio comunale, in commissione Commercio, dove stiamo esaminando la riforma proposta dall'assessora al Turismo Teresa Armato sull’occupazione di suolo pubblico. Dobbiamo vigilare affinché ci siano modalità e attività che abbiano contenuto culturale prevalente».
E come ci si riesce?
«Di certo non possiamo penalizzare le librerie che hanno anche il bar. Quando l'attività prevalente è la libreria e quindi la struttura non rientra negli esercizi di somministrazione non possiamo penalizzarla in tutto e per tutto rispetto alla concessione di suolo pubblico. C'è poi un altro tema…»
Vale a dire?
«Occorre stare attenti affinché non tutto venga piegato alla convenienza. Perché se consenti alla libreria di fare il ristorante e poi le dai la stessa occupazione di suolo che ha un ristorante, non stai facendo più un’operazione culturale, ma stai usando la libreria per fare ristorazione…».
E come si fa in questi casi?
«I paletti al Suap (Sportello unico per le attività produttive ndr.) ci sono. Si fa un ragionamento sulla superficie commerciale destinata a libreria e quella destinata al ristorante. Ma coi libri è facile aggirare e creare un "librosteria" che di libreria non ha nulla. Bisognerebbe verificare anche il fatturato, non solo il suolo pubblico. Fatturi più come libreria o come attività ristorativa? È lì la differenza».
È un modo per aggirare le limitazioni delle licenze? Parliamo del blocco delle nuove licenze per aprire bar e ristoranti al centro storico di Napoli.
«Limitazione che, peraltro, come avete scritto, finirà tra poco, a luglio. Non so se saremo in grado di riproporla».
Da luglio avremo un’ondata di nuove locazioni in centro?
«Vedremo. C'è un tema sull’uso democratico degli spazi pubblici. Rischiamo il sacco della città».