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Rissa nel carcere di Nisida tra giovani detenuti: fermati poco prima della porta d’uscita

Rissa tra bande di giovani italiani e stranieri nel carcere minorile di Nisida: la penitenziaria li ferma poco prima delle porte d’ingresso della struttura.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio
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Una violenta rissa tra bande nel carcere minorile di Nisida, con i giovani detenuti che se le sono date di santa ragione fino ad arrivare a pochi metri dalla porta carraia, ovvero il varco d'ingresso e uscita del carcere. La polizia penitenziaria, a fatica, è riuscita a sedare il regolamento di conti tra bande prima che la situazione finisse definitivamente fuori controllo. "La situazione è diventata insostenibile", ha spiegato Carmine D'Avanzo, Coordinatore Nazionale per la Giustizia Minorile interna al Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), "urge un tavolo immediato di confronto per individuare iniziative atte a risolvere le attuali criticità degli Istituti di Nisida e Airola".

Stando alle prime ricostruzioni fornite dallo stesso Sappe, le due bande "rivali" sarebbero state composte da ragazzi della Campania e altri italiani da una parte e da giovani stranieri, in parte provenienti dal nord e centro Italia, dall'altra. Tra i due gruppi sarebbe scoppiata la mega rissa durante l'ora d'aria, senza esclusione di colpi: tale la violenza e la consistenza della rissa che i due gruppi hanno finito per raggiungere, tra spintoni, botte e lancio d'oggetti, anche i cancelli stessi del carcere. Solo con molta fatica la Polizia Penitenziaria è riuscita a riportare la calma, sedando la rissa e isolando i due gruppi.

"Queste continue assegnazioni di detenuti provenienti da altre zone d'Italia stanno generando enormi difficoltà gestionali", ha spiegato Federico Costigliola, Coordinatore Regionale Minori Campania del Sappe, che aggiunge: "Paradossale quanto sta verificandosi nel Distretto Minorile Campano, dove il personale operante nei due Istituti Minorili si trova costretto a gestire minori che vivono la detenzione fuori dalla propria area di appartenenza territoriale e devono farsi carico di continue movimentazioni per motivi di giustizia, con relativo dispendio di risorse economiche", ha aggiunto Costigliola, "oltre alla difficoltà di doversi interfacciare con una utenza completamente differente da quella campana e italiana".

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