La risposta ad Alessandro Borghese dal cuoco napoletano: “La gente vuole lavorare, ma non per pochi spiccioli”
Carlo ha 49 anni è napoletano e vive in Lombardia da anni. È un cuoco ma nella ristorazione e nelle strutture ricettive ha fatto un po' tutti i mestieri: dal lavapiatti al cameriere fino al lavoro in cucina, dai ristoranti alle mense aziendali fino ai banchetti per i ricevimenti. Dal portiere d'albergo al barman.
Dopo aver letto e riletto le parole dello chef e star televisiva Alessandro Borghese, sui giovani che non vogliono fare la gavetta nella ristorazione ci ha pensato un po', poi ha preso il cellulare e ha scritto alla redazione di Fanpage.it. Contattato, ha spiegato la sua verità, molto più cruda e drammatica del «volere è potere» prospettato dallo chef di "4 ristoranti".
Carlo, come mai hai deciso di sfogarti, cosa è scattato quando hai letto le parole di chef Borghese?
Possibile che nessuno dica a Borghese che le cose non stanno così? Tu sei nato fortunato? E che diritto hai di parlare degli altri?
Raccontaci la tua storia.
Io ho 49 anni, lavoro da quando ne avevo 13. Per oltre molti anni ho lavorato nella stessa azienda, poi abbiamo risolto consensualmente il rapporto di lavoro. Ho una famiglia, cinque figli. Quando leggo tutti questi articoli sulla gente che non vuole, che non vorrebbe lavorare… beh, sappiate che il lavoro c'è, è tanto, ma pagano pochissimo pagano la miseria. Anni fa guadagnavo bene. Adesso invece, lo dico amaramente, si guadagna poco.
Che cosa intendi. che per tanti anni fa si guadagnava bene?
Ho iniziato nel 1986, guadagnavo un milione e 800mila lire. All'epoca un caffè costava 500 lire per farti capire qual era la situazione. Nell'ultimo impiego guadagnavo 1.400 euro ed ero al quinto scatto di anzianità.
Ma che cosa facevi nella ristorazione?
Il cuoco. Negli ultimi 15 anni però ho fatto un po' tutto della ristorazione. Ho lavorato come cameriere, come come portiere in albergo o come barman.
Lavori pesanti.
Certo. Lavori a pranzo e a cena quando gli altri mangiano. Lavori a Natale, a Pasqua, a Pasquetta, a Ferragosto. Non conosci ferie, non conosci sabato né domeniche. Ma è ovvio che un giovane che deve lavorare sabato e domenica e festivi e poi gli dai una miseria, dai, è normale che scappa via.
Come mai il tuo ultimo rapporto di lavoro si è concluso?
Perché due anni fa mi hanno diagnosticato un tumore e quindi sono dovuto stare a casa per oltre un anno. Mettici il periodo del Covid e capisci. Ora ne sono fuori, faccio i controlli Ma con l'azienda i rapporti si sono deteriorati. Dopo 14 anni mi hanno spostato una parte e all'altra, io lavoravo nelle mense aziendali. E quindi alla fine ho capito che non andavo più bene.
Senti: Alessandro Borghese prospetta uno scenario nel mondo della ristorazione italiana, ma tu racconti una storia po' diversa.
I nostri stipendi sono i più bassi in assoluto. poi ti assumono a 4, a 6 mesi. Guarda io ti racconterei il mio ultimo colloquio di lavoro..
Fallo.
Mi hanno proposto 30 ore settimanali, contratto 4 livello 1.140 lordi, 790 netti. Io ho detto guardi: non si rende conto…io ho 49 anni, decenni di esperienza, ho una famiglia. Niente da fare. Allora capisci perché uno preferisce la disoccupazione a 900 euro? Non è tantissimo ma non è questa miseria. Volete che le persone restino? Pagatele. Voi imprenditori vi riempite la tasca. E a noi?
Dei giovani si dice che magari così imparano, anziché stare a casa
Certo, tutti danno la colpa a Reddito di cittadinanza? Ma se io ti assumo con contratto di 6 mesi, a 1.100 euro al mese…che vita è? E per imparare che cosa, poi? Stai imparando a portare i piatti a tavola o a lavare quelli sporchi? Mica diventi chef stellato così. Quando mi hanno chiamato lavorare ai banchetti nuziali volevano darmi 8 euro all'ora a nero. A questo punto cambio vita cerco un posto da metalmeccanico, il lavoro non mi spaventa.