Ricostruzione dell’omicidio di Ciro Caiafa: ucciso mentre si faceva tatuare, killer entrati in casa
Si stava facendo tatuare, il 40enne Ciro Caiafa, quando il killer ha fatto irruzione nel suo "basso", l'abitazione fronte strada di via Sedil Capuano dove è stato ucciso. Era circa l'una del mattino, con lui c'era G. D. M., tatuatore incensurato di 28 anni; il ragazzo è stato colpito a un fianco ed è stato dimesso in mattinata, mentre per Caiafa non c'è stato nulla da fare: trasportato d'urgenza al Pronto Soccorso del Pellegrini, è deceduto poco dopo l'arrivo in ospedale. Partono da questi elementi le indagini dei carabinieri, che stanno cercando di ricostruire il retroscena sull'agguato che si è consumato nella notte appena trascorsa a Napoli.
Il 40enne, con diversi precedenti penali, in passato era stato inquadrato ai vertici del clan Terrazzano-Mazzanti del centro di Napoli, oggi estinto ma attivo fino a pochi anni fa tra i Quartieri Spagnoli, via Toledo e la zona della Pignasecca; era stato arrestato a Barra nel 2016, da latitante, mentre si nascondeva in casa di una 58enne incensurata. Originario dei Quartieri Spagnoli, l'uomo si era trasferito nel basso tra Forcella e il quartiere San Lorenzo. Attualmente era sottoposto all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Secondo la ricostruzione, ancora al vaglio dei militari, Caiafa aveva preso appuntamento con G. D. M. per farsi tatuare; il ragazzo era quindi andato in casa sua di notte, un modo anche per aggirare le norme anti contagio Covid-19, compreso il coprifuoco. Non è chiaro se ad entrare in azione sia stato un killer solitario o una batteria di fuoco, ma appare evidente che soltanto il 40enne fosse l'obiettivo.
Caiafa era il padre di Luigi, il 17enne ucciso all'alba del 4 ottobre in via Duomo; insieme Ciro De Tommaso, figlio di Gennaro, "Genny la carogna", stava rapinando alcuni ragazzi fermi in automobile. Il loro scooter, rubato, era stato già segnalato alle forze dell'ordine per diversi episodi del genere. Mentre De Tommaso puntava la pistola nell'abitacolo era piombata una pattuglia in borghese dei Falchi. Uno degli agenti aveva sparato mentre il ragazzo, nella fuga, teneva puntata l'arma verso il collega; Caiafa, colpito, era morto sul colpo. Le fasi di quella rapina erano state riprese da una telecamera di videosorveglianza.
Borrelli: "Ambienti criminali generano giovani criminali"
Quello di stanotte è un "episodio tragico e violento, che dimostra ciò che abbiamo sempre detto: gli ambienti familiari criminali formano giovani che non hanno altra scelta che quella di percorrere la carriera delinquenziale e criminale". È il commento del consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli sull'agguato in cui è stato ucciso il 40enne Ciro Caiafa. "In questi mesi – prosegue – ci siamo battuti estenuamene contro quei murale e altarini abusivi che celebrano la criminalità e la delinquenza, si tratta di messaggi errati che non fanno altro fa altro che spingere i giovani a seguire gli esempi della vita di strada che può condurre soltanto alla galera o alla morte precoce. Seguiremo la vicenda di Caiafa per capire le dinamiche dell’accaduto ma è inevitabile che la strada della criminalità porti spesso alla morte, e questo vale per gli adulti tanto quanto per i loro figli. Ci auguriamo, a questo punto, che a nessuno venga in mente di realizzare un murale abusivo o un altarino anche per Ciro Caiafa"