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Ricostruiti gli affari del clan Sangermano: sequestri per altri 6 milioni di euro

Nuovo sequestro al clan Sangermano dopo le indagini patrimoniali: individuate proprietà e rapporti finanziari riconducibili agli affiliati.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Ammonta a circa 6 milioni di euro il valore dei beni sequestrati ad affiliati al clan Sangermano, gruppo criminale attivo nell'agro nolano che agli inizi di novembre era stato smantellato con un blitz da 25 arresti. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, nell'ambito di indagini patrimoniali, hanno ricostruito ulteriormente gli affari del clan e le modalità di investimento dei soldi provenienti delle attività illecite.

Sotto chiave, nel dettaglio, sono finiti 9 immobili, tra terreni e fabbricati, per un valore complessivo di due milioni di euro, e rapporti finanziari per altri 4 milioni di euro.  Il provvedimento di sequestro preventivo, arrivato all'esito delle indagini dei militari, è stato emesso dal gip di Napoli.

Il blitz di novembre contro il clan Sangermano

Il 3 novembre scorso i carabinieri avevano eseguito un provvedimento di custodia cautelare a carico di 25 persone, ritenute vertici e gregari del clan Sangermano; nella circostanza erano stati sequestrati beni per 30 milioni di euro, tra mobili, immobili, rapporti finanziari e denaro contante. L'organizzazione, ben radicata sul territorio, imponeva le forniture di prodotti caseari ed edili, obbligando i commercianti a rifornirsi da ditte compiacenti, come strategia alternativa per richiedere il pizzo.

Durante le indagini, che si sono svolte tra il 2016 e il 2019, era stato documentato anche un caso emblematico della capillarità con cui il clan aveva preso il controllo del territorio: durante la processione per la Madonna del Rosario, nel 2016, la statua della Madonna era stata fatta passare davanti all'abitazione di Agostino Sangermano (tra i destinatari della misura cautelare), dove c'era stato l'inchino in segno di rispetto; in quella occasione il parroco di San Paolo Belsito abbandonò la processione in segno di protesta.

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