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Renato Vallanzasca e lo scontro con Raffaele Cutolo: “Mi diede uno schiaffo, ne uscì con la mano rotta”

“Il bel Renè” e il superboss della NCO si erano incontrati quando erano detenuti ad Ascoli Piceno; lì un affiliato alla NCO avrebbe aggredito Vallanzasca.
A cura di Nico Falco
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Raffaele Cutolo e Renato Vallanzasca
Raffaele Cutolo e Renato Vallanzasca

Renato Vallanzasca lascia il carcere, dopo 52 anni di detenzione: il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto l'istanza, l'ennesima, presentata dai suoi avvocati, motivata dai gravi problemi di salute; l'ex boss della banda della Comasina, condannato a 4 ergastoli, sarà trasferito in una Rsa, dove sarà in detenzione domiciliare. La sua carriera criminale era cominciata negli anni '70. Negli anni '80, considerato tra i più pericolosi criminali italiani, si ritrovò detenuto ad Ascoli Piceno, lo stesso carcere dove c'era anche Raffaele Cutolo, il "Professore di Ottaviano". E ci fu uno degli episodi più discussi: quello dello schiaffo.

Il processo alla NCO di Raffaele Cutolo

Il "Bel Renè", soprannome che a lui non è mai piaciuto e che gli era stato affibbiato per il suo aspetto attraente e per la vita sfarzosa che conduceva, il 17 giugno 1983 finisce insieme alla moglie nel blitz contro la Nuova Camorra Organizzata: 856 arresti in una trentina di province italiane. In carcere finiscono gli uomini di Cutolo, ma anche personalità del mondo dello spettacolo come Enzo Tortora (da qui il nome di "Processo Tortora) e Franco Califano, entrambi successivamente assolti perché il fatto non sussiste.

Vallanzasca e Giuliana Brusa vengono alla fine assolti perché non emergono prove sufficienti della loro appartenenza all'organizzazione criminale. Proprio durante una delle udienze di quel processo Vallazasca spiega i suoi rapporti con la NCO, negando fermamente di farne parte, e racconta l'episodio che coinvolse Raffaele Cutolo.

Lo schiaffo di Raffaele Cutolo e la reazione

Vallanzasca racconta di essere stato aggredito durante il passeggio da un affiliato alla NCO. "Loro erano in quaranta persone, il cosiddetto clan, noi eravamo io e Cochis Rossano (il suo braccio destro, ndr). Questo mi è venuto alle spalle e mi ha dato due pugni, due schiaffi, sulla schiena. Al che è intervenuto Cutolo, lo ha preso, gli ha dato quattro schiaffi e gli ha detto: "Se c'è qualcuno che può permettersi di mettere le mani addosso ad un detenuto, soprattutto se questo detenuto non è nostro, sono solo io"".

Due giorni dopo Vallanzasca avrebbe incontrato nuovamente Cutolo, il superboss sarebbe entrato nella barberia insieme ad un affiliato mentre lui si stava facendo tagliare i capelli.

"Siccome lui mi ha detto "Renato, io ti darò soddisfazione" – prosegue Vallanzasca –  gli ho detto che stavo ancora aspettando. E lui mi ha risposto "Senti, piccolo boss di Milano, sai che io spiegazioni non ne devo dare a nessuno" e mi ha tirato uno schiaffo. È uscito con una mano rotta, con un occhio segnato. Sono venute dentro le guardie, ci hanno acchiappato, e Cutolo aveva una mano gonfia e un occhio così. Gli hanno fatto le lastre alla mano, ci sono delle radiografie".

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