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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Reddito di cittadinanza, nuova manifestazione a Napoli: “Vogliamo un futuro”

A Napoli una cinquantina di persone si è radunata in Piazza Garibaldi per manifestare contro l’abolizione del reddito di cittadinanza: “Vogliamo un futuro”
A cura di Vincenzo Piccolo
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Ancora manifestazioni pro-reddito di cittadinanza oggi a Napoli. Un gruppo formato da una cinquantina di persone con striscioni e megafoni si sono radunati in Piazza Garibaldi, hanno poi proseguito per il Corso Arnaldo Lucci verso Via Marina. Davanti agli striscioni camminavano anche i bambini che gridavano alle istituzioni come l'abolizione del reddito di cittadinanza tolga loro il diritto di "studiare, giocare e fare sport". "Non hanno caricato (il reddito di cittadinanza, ndr), la ricarica non c'è stata: purtroppo anche lo stato è contro di noi», hanno gridato i manifestanti, invitando le altre persone affacciate dai balconi ad unirsi al corteo. Gli slogan si riferiscono ai mancati pagamenti di questo mese per chi ancora riceveva il sussidio.

Tra gli altri temi toccati anche il carovita, il salario minimo e le pensioni troppo basse: «questo corteo è anche per voi, le pensioni sono da fame», grida uno dei manifestanti al megafono. C'è poi chi si chiede dove siano gli altri ex-percettori di reddito: «Dite che volete lavorare, che volere i vostri diritti, ma dove stanno tutte queste persone?». La protesta poi si è infiammata quando i partecipanti hanno iniziato a chiedere una legge europea che disciplini il reddito di cittadinanza: «Negli altri paesi europei il reddito è ancora attivo, se l'Italia non è in grado di stare in Europa deve uscire». Tra i tanti c'è anche chi sostiene che il momento per abolire il sussidio non fosse quello giusto: «Non possiamo pagare le bollette, l'affitto, il cibo e la benzina. È aumentato tutto, siamo costretti a fare delle scelte. Ora è iniziata anche la scuola, per chi ha i figli è un casino». La protesta è poi continuata «contro gli stipendi bassi e i lavori a nero. Non vogliamo tornare a lavorare per 450 euro al mese a nero, vogliamo la nostra dignità».

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