Reddito di Cittadinanza, a Napoli 800 posti disponibili per lavoretti al Comune: i link ai progetti
Sono 740 le posizioni possibili aperte per i percettori del Reddito di Cittadinanza per partecipare ai Puc, i Progetti di Utilità Collettiva avviati dal Comune di Napoli. Circa 20 le persone attualmente coinvolte nei progetti già partiti nei settori della Protezione Civile, Urbanistica e Beni Comuni, mentre a breve saranno avviate altre attività come cura dei parchi, diritto alla corrispondenza e portierato sociale, mentre sono 180 i candidati inseriti in piattaforma. “Stiamo attendendo di arrivare al numero minimo – spiega a Fanpage.it Giovanni Pagano, assessore al Lavoro del Comune di Napoli – e partiranno a breve”.
I Progetti di Utilità Collettiva (PUC) sono una sorta di lavoretti che i percettori del Reddito sono chiamati a svolgere per conto del Comune di Napoli, accompagnati dai dipendenti comunali, pena la perdita del sussidio. Dalla pulizia delle aiuole alla segnalazione dei sacchetti selvaggi, ad altre mansioni di supporto che possono essere svolte negli uffici. Ogni beneficiario viene abbinato in automatico dalla piattaforma GePi ad un ambito in base alle proprie competenze ed esperienze (nel caso di più ambiti potrà scegliere). Gli ambiti sono sociale, ambiente, tutela dei beni comuni, arte e cultura, ma anche Protezione Civile. Chi sarà chiamato potrà aiutare a curare i giardinetti cittadini, grattare via i graffiti dai monumenti pubblici, dare una mano nelle biblioteche comunali o accompagnare i bimbi a scuola.
I progetti già partiti per i percettori del Reddito
A Napoli i percettori del Reddito di Cittadinanza sono circa 70mila. Di questi solo 21mila possono sottoscrivere un patto per il lavoro del centro per l’impiego. I restanti 50mila percettori, infatti, non sono nelle condizioni di accettare un’offerta lavorativa, perché sono over 60 hanno disabili in famiglia o si trovano in una situazione di esclusione sociale molto grave. “Il Reddito di Cittadinanza va salvaguardato – spiega Pagano – perché dà una prima risposta a chi è in difficoltà, ma le istituzioni come Ministero del Lavoro, Anpal e Regione Campania, devono fare una sforzo in più per immaginare dei percorsi di inserimento lavorativo”.
Ad oggi, sono partiti i programmi della Protezione Civile, che è si sta occupando di fare una mappatura delle bocchette dell’acqua, Pianificazione generale urbanistica, beni comuni e cura degli spazi comuni dove sono partite alcune attività per i beni che hanno aderito. E ancora, quartieri creativi, arte e cultura che fanno parte dei beni comuni.
Nell’ambito dei Puc di Protezione Civile sono impiegati 12 percettori, ma ci sono 70 posti a disposizione. Altri 10 beneficiari della card gialla sono impiegati nell’area beni comuni. Nell’attesa che arrivino altri nominativi alcuni servizi comunali hanno deciso di cominciare subito. Mentre cura dei parchi, diritto alla corrispondenza e portierato sociale stanno attendendo di arrivare al numero minimo e partiranno a breve.
Il link della Piattaforma GePI per la gestione dei Patti per l’inclusione sociale
Il link al Motore di ricerca dei PUC avviati
Pagano: “Servono misure per il lavoro stabile”
“In questi mesi abbiamo fatto un grande lavoro – spiega l’assessore Pagano – per sbloccare l’attività di selezione dei centri per l’impiego dove c’era stato un blocco all’inizio. Quando mi sono insediato c’erano solo 7 beneficiari su 800 posizioni possibili aperte. Ho detto anche all’Anci, l’associazione dei Comuni, nelle riunioni con Regione e Ministero che bisogna chiarire bene il percorso che intraprendono queste persone, perché è molto bello che i percettori di reddito si candidino per mettere a disposizione il proprio tempo alla collettività, ma ogni percorso di formazione deve prevedere un inserimento sociale e non può andare in contrasto con il fatto che nelle pubbliche amministrazioni abbiamo bisogno di personale da assorbire regolarmente per l’ente. Non vanno confusi i Puc con le assunzioni. Il rischio è che i Puc possano trasformarsi in un tappa-buco della disoccupazione, legalizzando forme di lavoro sottopagato. Altrimenti ci ritroveremo centinaia di persone che finiti i 18 mesi non potranno fare altro che fare un nuovo Puc. Non si risolve così il problema di chi cerca formazione e occupazione”.