Le bugie dei truffatori per prendere il Reddito di cittadinanza: il finto bulgaro, le famiglie inventate
Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione, diceva nel 1975 il conte Raffaello "Lello" Mascetti. Il motto, tra le citazioni storiche di "Amici miei", potrebbe avere ispirato più d'uno dei truffatori scoperti dai carabinieri nei controlli sul reddito di cittadinanza: nei verbali che raccontano le "bischerate" c'è di tutto, dal finto bulgaro alle famiglie inventate, per finire ai vari lavoratori in nero e persino ai camorristi che hanno "dimenticato" di essere tali.
Le verifiche sono andate avanti per sei mesi, da maggio allo scorso ottobre, e hanno portato all'individuazione, solo tra Napoli e provincia, di 2.441 posizioni irregolari che corrispondono a circa 5 milioni di euro erogati indebitamente. Un esercito di percettori abusivi, che si è visto tagliare il sussidio, dovrà restituire quanto incassato illegalmente (discorso che vale anche per i nullatenenti) e che ora dovrà rispondere di truffa ai danni dello Stato.
Dal finto bulgaro alle famiglie inventate
Il caso probabilmente più incredibile è quello di un 46enne pregiudicato che si è presentato in un ufficio postale di Castellammare di Stabia mostrando un documento di identità falsificato in malo modo. Ha sostenuto di essere un cittadino bulgaro e, fingendo un accento che nemmeno aveva a che fare con l'Est Europa, ha provato ad ottenere la tessera per il reddito.
L'operatore ha però chiamato le forze dell'ordine. L'uomo anche davanti ai carabinieri ha provato a portare avanti la sceneggiata, ma alla fine si è arreso: altro che Bulgaria, era di Castellammare di Stabia, e per lui sono scattate le manette.
Altri casi eclatanti riguardano omissioni e false dichiarazioni. C'è chi, in provincia di Caserta, ha diviso la propria abitazione in più mini-appartamenti, creando dal nulla diversi nuovi nuclei familiari per incassare per ognuno il reddito di cittadinanza, ma anche chi era riuscito a farsi inserire in due diversi nuclei, e per entrambi intascava il sussidio.
I camorristi col Reddito di cittadinanza
Parentesi (piuttosto grossa) quella dei pregiudicati e camorristi percettori del reddito. In questi casi il sussidio arrivava ai familiari, che avevano "dimenticato" di indicare nella domanda quella parentela che avrebbe sancito automaticamente l'esclusione. I carabinieri, in collaborazione con l'Inps, hanno scoperto che in questo modo avevano avuto accesso al sussidio parenti stretti di numerosi boss e personaggi di primo piano della camorra napoletana.
Sono ben 75 quelli che avevano nel nucleo familiare un parente destinatario di provvedimento cautelare, tra questi molti cognomi noti: Tolomelli, D’Amico, Sorianiello, Puccinelli, Giuliano e Giannelli. Ma nel calderone dei percettori ci sono anche personaggi degli Amato-Pagano, della Vanella Grassi e dei Grimaldi, dei Balzano e dei Cifrone, dei Nuvoletta, degli Orlando e dei Polverino.