“Questa è la risposta a chi pensa che noi percettori del Reddito di cittadinanza siamo fannulloni”
Sara abita nella zona Vesuviana, nella popolosa area metropolitana di Napoli. «Mi sento mortificata a raccontare la mia storia» esordisce la donna che affida alla mail di Fanpage.it il suo racconto sul lavoro che non c'è e il reddito di cittadinanza:
Ho 50 anni, laureata, sono assistente sociale e divorziata con una figlia di 20 anni.
La vita mi ha costretta a fare scelte sbagliate, in ambito lavorativo. intendo.
Separata con una bambina di 3 mesi, ho dovuto rinunciare al sogno di svolgere il mio lavoro per poter badare a mia figlia ed in seguito, una volta cresciuta per poterla mantenere.
Sono approdata nel mondo del call center, ambiente che sfrutta e sottopaga.
Chi assume una donna cinquantenne oggi in Italia? Conterete le aziende disponibili sulla mano destra di Muzio Scevola. Ed è proprio questo il racconto di Sara. Che spiega com'è arrivata a richiedere il reddito di cittadinanza, assegno di sostegno la cui fine è stata decretata dal governo Meloni «entro il 2023».
A maggio ho deciso, considerate la mie misere buste paghe, di fare domanda di Reddito di cittadinanza. All'inizio percepivo 62.50 circa, ora 100 avendo inviato Isee corrente.
Lascio immaginare i sacrifici immensi e le rinunce, considerate le mie buste paghe che si aggirano intorno ai 3 ai 500 euro al massimo.
Dal mese di maggio l'Inps non mi invia nemmeno i pagamenti dell'assegno unico di mia figlia. Non si capisce il perché: è la solita Inps.
Magari quei cento euro sembrano nulla ma per me rappresentano la possibilità di una spesa in più…Questo per raccontare la disperazione delle persone e quanto sia sbagliata l'idea rispetto alla quale si pensa che i percettori di reddito siano fannulloni.
Lo Stato purtroppo è lontano e indifferente alla disperazione delle persone. Chi ha pancia piena….