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“Recensioni negative per obbligare i commercianti a pagare il pizzo”, l’allarme dell’antiracket

Inaugurato oggi a Chiaiano il punto della Fai; presenti il responsabile, Raffaele Vitale, il questore Agricola, il prefetto di Bari e il procuratore Gratteri.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Le recensioni online verrebbero utilizzate come strumento per costringere i commercianti a pagare il pizzo: chi non si sommetterebbe all'estorsione verrebbe bombardato di opinioni negative e vedrebbe il punteggio della propria attività calare drasticamente, con conseguente perdita di popolarità e di clienti. A raccontarlo è Raffaele Vitale, responsabile del nuovo punto Fai (Federazione Antiracket Italiana) di Chiaiano, nella periferia Nord di Napoli, inaugurato alla presenza del procuratore Nicola Gratteri, del prefetto Michele di Bari e del questore Maurizio Agricola.

Il punto Fai è stato intitolato a Francesco Tammaro, ucciso nel 1985, dopo aver denunciato; il presidente nazionale, Luigi Ferrucci, ha ricordato che negli ultimi 35 anni non ci sono stati altri omicidi dello stesso tipo e che questo rappresenta la differenza tra denunciare a restare isolati e, invece, farlo all'interno della rete antiracket.

Vitale, agronomo e pizzaiolo, ha subìto il racket sulla sua pelle: nel 2016 tre malavitosi di Marianella, il quartiere in cui è nato e ancora oggi vive, gli imposero di pagare 2.600 euro per il complesso sportivo che gestisce; decise però di non piegarsi, presentò denuncia e li fece arrestare. Il punto Fai vuole essere punto di riferimento non solo per commercianti e imprenditori di Chiaiano, ma anche per quelli delle aree vicine, come Scampia, Piscinola, Miano e Marianella. Oggi, nel corso dell'inaugurazione, Vitale ha spiegato:

Da oggi finalmente siamo organizzati per combattere il racket. E lo facciamo anche in un momento in cui oltre alle minacce tradizionali ci sono anche quelle informatiche, perché oggi ci sono anche bombardamenti di recensioni negative sui social se tu, ristoratore, barista o commerciante, rifiuti di pagare quei 100 o 200 euro al mese. É una estorsione cyber alla quale spesso si cede, perché chiedono cifre anche irrisorie per non riempirti di recensioni negative: ma è un fenomeno pericoloso, una nuova frontiera del malaffare. Anche per queste persone noi ci poniamo come punto di riferimento: in un momento in cui purtroppo ancora tanti rinunciano a difendere la propria dignità, accettando di pagare la camorra per stare più tranquilli, noi siamo al fianco di chi vuole liberarsi dalla sottomissione.

Il questore Agricola ha aggiunto che oggi le denunce per racket ed estorsione sono molto poche rispetto alla reale diffusione del fenomeno, e ha sottolineato che queste attività costituiscono, insieme al traffico di stupefacenti, le principali fonti di guadagno della camorra, che poi reinveste i capitali; combattere il pizzo, quindi, significa togliere ai clan le risorse primarie.

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