Nuova giunta a Napoli: Manfredi diviso tra la tensione con i partiti e il patto con il governo
Il neo Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi si è insediato a Palazzo San Giacomo, ma la quadratura per la nomina degli assessori sembra essere ancora lontana. Le trasferta romana del Sindaco alla fine della scorsa settimana è servita per rinsaldare gli accordi presi nel centrosinistra per gli aiuti economici al Comune di Napoli, senza i quali governare è impossibile. I soldi del patto stretto a Roma con i partiti di governo sono l'assoluta priorità del momento. E per sbloccare la manovra romana per il Comune di Napoli, Manfredi ha aperto ogni canale per i buoni uffici con tutti i partiti presenti in seno al governo.
Tre i paletti messi da Manfredi ai partiti per la nomina degli assessori: nessun consigliere comunale, nessun rappresentante della ex amministrazione comunale e nomi condivisi da tutte le anime che compongono le liste. In una coalizione fatta da liste con mille anime, la possibilità di un nome condiviso è assai improbabile, questione che sta animando e non poco il dibattito interno ai partiti e tra i partiti e il Sindaco. Nel frattempo negli incontri romani, il Sindaco ha avuto modo di parlare anche delle nomine in giunta, legate di fatto, anche alla celerità con cui si sbloccheranno gli aiuti economici da Roma.
Dalla "destra" alla "sinistra" monta lo scontento
La Lista "Azzurri per Manfredi" ha visto insieme Italia Viva, Noi Sud, Liberali e Riformisti e i transfughi da Forza Italia. Un'operazione che ha avuto un discreto successo con due consiglieri eletti, Anna Maria Maisto, compagna dell'ex consigliere comunale Gabriele Mundo di Italia Viva, e Massimo Pepe, proveniente da ambienti di centrodestra. Nel "manuale Cencelli" assunto dalla maggioranza, le liste che hanno eletto almeno due consiglieri possono indicare un assessore. Tra questi c'è appunto "Azzurri per Manfredi" dove in lizza ci sono Graziella Pagano per Italia Viva e Caterina Miraglia per la parte ex Forza Italia. Quest'ultima, è la mamma di Stanislao Lanzotti, ex consigliere comunale vero regista della lista "Azzurri per Napoli" che ha compiuto un'operazione politica non scontata sottraendo voti alla coalizione di Catello Maresca. Molto difficile immaginare una convergenza tra le due anime della lista che insistono sui due nomi proposti.
Ma dalla sua Italia Viva ha una condizione prevalente, ovvero il necessario aiuto di cui Manfredi ha bisogno a Roma per sbloccare gli aiuti economici su Napoli. Ed è l'influenza della situazione romana che quindi fa pendere la bilancia dal lato dei renziani. Al lato opposto della coalizione, nella lista di sinistra Napoli Solidale, vi è una situazione analoga. Anche qui due consiglieri eletti, Sergio D'Angelo e Rosario Andreozzi, entrambi indipendenti. Uno dei paletti di Manfredi è il no agli assessori presi tra i consiglieri comunali, il che impedisce a D'Angelo, nonostante le oltre 3000 preferenze, l'ingresso in giunta. La lista è stata composta con indipendenti, come i due eletti, Sinistra Italiana e Articolo 1, il cui principale rappresentante, Mario Coppeto, è arrivato solo quarto. Eppure viene chiesto da Palazzo San Giacomo un nome che accontenti anche Articolo 1, a cui di certo le urne non hanno sorriso. Il motivo anche qui è da ricercare negli accordi romani e nei buoni uffici costruiti con il Ministro della Salute Roberto Speranza, a cui è stato assicurato un coinvolgimento nel governo della città, in cambio dell'impegno per gli aiuti economici al Comune. Anche in questo caso difficile immaginare una sintesi possibile, con un risultato che qualunque esso sia scontenterà una parte.
Malumori anche nel Pd e tra i deluchiani
Non va meglio nel rapporto tra il neo Sindaco e la lista deluchiana "Campania Libera". Anche in questo caso si tratta di due consiglieri eletti, Nino Simeone, nettamente primo degli eletti e Massimo Cilenti. La lista direttamente collegata al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha avuto un discreto risultato e secondo le regole stabilite da Manfredi ha diritto ad un'assessore. Il problema, anche in questo caso, riguarda il no di Manfredi alla nomina di assessori tra i consiglieri comunali eletti. Nino Simeone, consigliere comunale uscente, già candidato alle elezioni regionali con De Luca, è stato tra i principali artefici del risultato elettorale, non solo in termini di preferenze, ma anche nella composizione stessa dalla lista al Comune e nelle Municipalità. Simeone è consigliere speciale del presidente della Regione Campania ai trasporti, autoferrotranviere di professione, non è un mistero che puntava all'assessorato ai trasporti. In queste condizioni resterebbe fuori dalla giunta, dopo esserci rimasto la precedente consiliatura quando fu eletto tra le fila di Luigi de Magistris, arrivando poi alla rottura con l'ex Sindaco negli ultimi anni del mandato.
Meno tensioni ma qualche malumore anche nel Partito Democratico dove Enza Amato, ex consigliera regionale e attualmente anche lei consigliera speciale del presidente De Luca, si sentiva già in giunta. La delega al patrimonio, dove per anni ha operato il padre Antonio Amato, sembra essere la naturale conseguenza di un buon risultato elettorale ottenuto con 4197 voti, la seconda più votata in città. Ed invece anche lei resterà fuori. Una situazione che lascerà fuori Tommaso Nugnes, primo dei non eletti, e volto nuovo del partito su cui i dem puntavano molto, e che era quasi certo di un ripescaggio in virtù della nomina della Amato in giunta.
Intanto ai nomi sicuri di Antonio De Jesu, già annunciato da Vincenzo De Luca in campagna elettorale, e del presidente dell'ordine degli ingegneri Eduardo Cosenza, sembrerebbe aggiungersi anche quello di Teresa Armato, già assessore regionale con Bassolino oltre un decennio fa e oggi molto vicina al Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, anche lui assolutamente determinante in seno al governo per lo sblocco degli aiuti economici al Comune. Insomma la giunta comunale di Napoli è un dibattito aperto nelle stanze del governo più che in quello delle segreterie dei partiti e dei gruppi consiliari a Napoli. Una situazione di tensioni e malumori che rischia di far partire l'amministrazione Manfredi con più di un problema non risolto in consiglio comunale, lì dove dovranno essere approvati tutti gli atti a cominciare dal bilancio consolidato, il rendiconto 2020 del Comune e di tutte le sue società partecipate senza l'approvazione del quale è impossibile, allo stato attuale, procedere alle nomine.