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Raid nel ristorante “Cala la pasta”, in carcere uno della “paranza” di Bosti Jr: era evaso dai domiciliari

Disposto l’aggravamento della misura cautelare per Giorgio Marasco: il ragazzo, sottoposto ai domiciliari, si era reso irreperibile l’8 luglio.
A cura di Nico Falco
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È stato disposto l'aggravamento della misura cautelare per Giorgio Marasco, identificato e condannato come uno dei componenti della "paranza" che si rese responsabile del raid nel ristorante "Cala la Pasta" di Forcella, quando una motocicletta piombò sui tavolini e poco dopo un gruppo di ragazzi minacciò e aggredì con violenza i titolari e diversi clienti. Il ragazzo, 21 anni, sottoposto ai domiciliari a Campobasso, in Molise, si era reso irreperibile l'8 luglio ed è stato rintracciato dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato lo scorso 26 luglio in piazza Poderico, a Napoli.

Il raid contro il ristorante a Forcella

Il raid risale al 15 maggio 2022. Durante una scorribanda tra i vicoli di Forcella uno dei giovani, identificato come Gennaro Vitone, sbandò con la moto da cross e finì sui tavolini, travolgendo e ferendo gravemente la titolare dell'attività commerciale. Il ragazzo cercò di recuperare il veicolo e di scappare ma venne fermato da alcuni turisti argentini, anche loro investiti; scappò a piedi, per poi tornare spalleggiato da altri giovani: in quel gruppo, secondo gli inquirenti, c'erano Patrizio Bosti, nipote dell'omonimo capoclan dell'Alleanza di Secondigliano, all'epoca 19enne, il coetaneo Marasco e il 34enne Luigi Capuano. I quattro erano stati condannati in primo grado a gennaio 2023 a 5 anni e 4 mesi di reclusione.

Uno della "paranza" dai domiciliari al carcere

Marasco, sottoposto ai domiciliari proprio per quell'episodio, si era reso irreperibile dallo scorso 8 luglio; il successivo 19 luglio la Corte di Appello di Napoli aveva emesso il provvedimento di aggravamento della misura cautelare. Il ragazzo è stato intercettato il 26 luglio da personale della Squadra Mobile – Sesta Sezione ed è stato bloccato dopo un breve inseguimento in via Sant'Alfonso Maria de' Liguori; successivamente è stato accompagnato nel carcere di Secondigliano.

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