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Raid nel ristorante “Cala la Pasta” di Forcella: condannati Bosti Jr e la paranza

Condannata il gruppo della spedizione intimidatoria a “Cala la Pasta”, avvenuta dopo che uno di loro aveva investito la titolare e i clienti seduti ai tavoli.
A cura di Nico Falco
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A meno di un anno arrivano le condanne in primo grado per il raid del maggio scorso nel ristorante "Cala la Pasta" di Forcella, quando uno scooter piombò sui clienti e ferì gravemente la compagna del titolare e, subito dopo, alcune persone tornarono sul posto per minacciare i presenti e indurli al silenzio. I responsabili furono arrestati nelle settimane successive dalla Squadra Mobile, stamattina la sentenza: a 5 anni e 4 mesi di reclusione.

Per gli inquirenti quell'episodio, e la successiva intimidazione, furono funzionali per imporre il dominio del clan sulla zona nel cuore di Napoli. La donna travolta, Veronica Carrasco, ricoverata in gravi condizioni nell'ospedale Cardarelli, è stata dimessa soltanto un mese dopo, proprio nelle ore in cui venivano arrestati tre dei componenti del gruppo, tra cui il 19enne Patrizio Bosti, nipote omonimo del capoclan ai vertici dell'Alleanza di Secondigliano (il quarto, Luigi Capuano, è stato rintracciato a luglio a Valencia, dove aveva già progettato di trasferirsi con la famiglia).

Moto sui clienti di "Cala la Pasta", poi la spedizione intimidatoria

La sentenza di condanna, arrivata al termine di un processo con rito abbreviato, è stata emessa dal collegio della Terza Sezione Penale del Tribunale di Napoli, in accoglimento delle richieste della Direzione Distrettuale Antimafia. Durante la fase del dibattimento alcuni avvocati del collegio difensivo (composto dai legali Domenico Dello Iacono, Beatrice Salegna e Elisabetta Valentino) hanno chiesto che il Comune di Napoli verificasse se il ristorante avesse o meno l'autorizzazione per l'occupazione del suolo pubblico.

Secondo le ricostruzioni quel giorno il 21enne Gennaro Vitone era alla guida della moto da cross che travolse la compagna del titolare e i clienti seduti ai tavoli di "Cala la Pasta"; il ragazzo cercò di riprendere il veicolo e di scappare, ma venne fermato da alcuni turisti argentini che stavano visitando il rione, anche loro investiti.

Vitone fuggì quindi a piedi, per poi tornare, pochi minuti dopo insieme ad altri giovani che minacciarono i presenti, tra cui il titolare del ristorante, Raffaele Del Gaudio, un dipendente e i turisti argentini, recuperarono la motocicletta e andarono via. Per gli inquirenti quel gruppo era formato, oltre che da Vitone, da Patrizio Bosti, dal 19enne Giorgio Marasco e dal 34enne Luigi Capuano.

Ruotolo: "Hanno avuto il coraggio di denunciare la paranza"

Il giornalista ed ex senatore Sandro Ruotolo, che all'epoca dei fatti aveva partecipato alle iniziative a sostegno delle vittime del raid,  ha commentato la condanna con un post sui propri canali social:

Oggi abbraccio io Raffaele, i suoi fratelli e Veronica, vittime meno di un anno fa, di una paranza di camorra che in via Tribunali a Napoli, prima investì con la moto Veronica e alcuni clienti del ristorantino Cala La Pasta e poi aggredì e minacciò i proprietari del locale. Oggi, meno di un anno dopo, sono stati condannati in primo grado gli autori del raid. L’abbraccio vale doppio per Raffaele, Veronica e gli altri. Il primo abbraccio è perché hanno ottenuto giustizia. Il secondo è perché hanno avuto il coraggio di riconoscere e denunciare la paranza. Una bella giornata per la Napoli che ci piace. La camorra è una montagna di merda.

Manfredi: "Risposta forte dello Stato a difesa degli onesti"

Per Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, con le condanne lo Stato "ha dato una risposta molto forte", dimostrando che "la giustizia fa il suo corso e difende i cittadini onesti". "Come Comune – ha proseguito il primo cittadino – ci eravamo costituiti parte civile e la domanda è stata accolta: siamo e saremo sempre vicini agli imprenditori che operano nella legalità e per lo sviluppo del nostro territorio". "Come amministrazione – ha concluso – siamo fortemente impegnati, in sinergia con le altre Istituzioni e la società civile, a fornire il nostro contributo".

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