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Ragazzo ucciso a Napoli, il 19enne fermato: “Pistola trovata in strada, poi è partito un colpo”

Renata Caiafa, indagato per l’omicidio di Arcangelo Correra, ha spiegato di aver trovato la pistola in strada, e che il colpo sarebbe partito per caso.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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A sinistra Renato Caiafa, a destra Arcangelo Correra
A sinistra Renato Caiafa, a destra Arcangelo Correra

Una disgrazia, di cui si è detto profondamente dispiaciuto. Questa la versione data agli inquirenti da Renato Caiafa, il 19enne fermato dopo la morte di Arcangelo Correra, ucciso da un colpo di pistola. L'ha raccontato il suo avvocato, Annalisa Recano. Il giovane avrebbe anche detto di aver trovato la pistola in strada, poggiata alla ruota di una macchina parcheggiata, e di non aver neanche capito se fosse vera o meno. In quegli istanti sarebbe partito il colpo che ha poi colpito Arcangelo Correra, morto in ospedale poche ore dopo essere arrivato in condizioni gravissime. Al momento, Caiafa è denunciato a piede libero per omicidio colposo, nonché arrestato per i reati di porto clandestino di arma e sparo in luogo pubblico.

Arcangelo Correra, 18 anni e incensurato, è morto a causa di un proiettile alla testa esploso nella tarda notte di sabato 9 novembre in via Tribunali a Napoli, e fin dai primi momenti successivi alla tragedia è sembrata farsi avanti l'ipotesi del colpo accidentale. Circostanza su cui gli inquirenti non si sbilanciano ufficialmente, ma che in queste ore continua a prendere corpo in maniera sempre più sostanziale. La sua morte, in ogni caso, ha aperto un forte dibattito sulla circolazione delle armi tra i più giovani. E non solo: Roberto Saviano, solo pochi giorni fa, aveva spiegato che "Napoli è una delle città più armate d'Italia e d'Europa". E dopo gli ultimi fatti di cronaca, tutti che hanno visto coinvolti giovanissimi freddati da colpi di arma da fuoco, in tanti sono tornati a chiedere un maggiore impegno delle istituzioni per aiutare i ragazzi a stare lontani dal mondo della violenza.

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