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Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro uccisi a Ercolano

Tullio e Giuseppe uccisi a Ercolano, lo zio: “Avevano sbagliato strada, cercavano casa di amici”

Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, i due giovani di 26 e 27 anni uccisi ad Ercolano venerdì notte in via Marsiglia, in località San Vito, forse si trovavano in quella strada per sbaglio. Traditi forse dal navigatore che avrebbe perso il segnale. Il racconto di uno zio di Giuseppe. Diversa l’ipotesi di un amico: “Facevano scuola guida”. Domani l’udienza di convalida del fermo per Palumbo.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, i due giovani di 26 e 27 anni uccisi ad Ercolano a colpi di pistola venerdì notte in via Marsiglia, in località San Vito, forse si trovavano in quella strada per sbaglio. Traditi forse dal navigatore che avrebbe perso il segnale e li avrebbe condotti per la via sbagliata, mentre stavano cercando di raggiungere dei loro amici per trascorrere la serata dopo aver visto la partita del Napoli in un bar di un parente. Uno scenario che emerge dal racconto di uno degli zii di Giuseppe, sentito da Il Mattino. I due, secondo il parente, avrebbero preso appuntamento con dei loro amici di Ercolano. Domani, intanto, si terrà l'udienza di convalida del fermo di Vincenzo Palumbo, il camionista di 53 anni accusato di doppio omicidio aggravato.

Il racconto dello zio

Quella sera, quindi, secondo quanto riportato da Il Mattino, i due ragazzi avrebbero cercato di raggiungere dei loro amici, ma il navigatore avrebbe perso il segnale e i due ragazzi si sarebbero così persi per strada, imboccando una delle viuzze di campagna che portano sul Vesuvio. Si sarebbero fermati, quindi, davanti alla villetta di Vincenzo Palumbo, il camionista di 53 anni accusato di doppio omicidio aggravato, che ai carabinieri ha detto di averli scambiati per ladri, anche se li investigatori non hanno trovato nessun elemento che possa corroborare questa tesi.

La versione dell'amico: "Facevano scuola guida"

Diverso, invece, il racconto fatto da un amico ai giornalisti. "Tullio lo conoscevo da tempo – racconta Francesco – mentre Giuseppe l'ho conosciuto questa estate e facevano parte del nostro gruppo di amici di San Vito. Quella sera Tullio mi chiese di andare a vedere la partita del Napoli nel bar dello zio, al corso Garibaldi a Portici e mi disse che sarebbe venuto a prendermi con la motocicletta anziché con l'auto per parcheggiare con più facilità. Io declinai l'invito: non volevo fare tardi perché il giorno dopo mi sarei dovuto alzare presto. Poi lui si è organizzato con Giuseppe e successivamente, dopo la partita, forse si sarebbe recato a casa per posare la motocicletta e prendere l'auto, la Fiat Panda".

"Al termine della partita del Napoli – prosegue il racconto dell'amico – verso le 23.00, Tullio ha invitato anche una nostra amica della comitiva di San Vito per mangiare insieme un cornetto ma lei ha detto no. Credo che quella sera Tullio e Giuseppe si siano trovati lì in via Marsiglia per fare delle guide automobilistiche". Giuseppe avrebbe avuto la patente, ma avrebbe voluto perfezionare la sua guida, secondo Francesco. Mentre Tullio lavorava la notte come operatore al Mercato dei Fiori di Ercolano e la mattina riposava. Poi nel tardo pomeriggio aveva l'abitudine di uscire a far compere o a fare footing e la sera usciva con noi amici. A volte non rincasava neanche per andar direttamente al Mercato".

"Verso le 23 – conclude Francesco – credo che Tullio e Giuseppe si siano ritrovati in via Marsiglia. So che Giuseppe era solito esercitarsi al volante in quella strada anche con un altro nostro amico della zona. Si partiva dalla parte bassa di via Marsiglia per poi inerpicarsi e salire. Tullio era il tipo di persona che aveva l'auto e te la faceva portare, era generoso. Tullio si sarà messo al volante per aiutarlo".

Domani l’udienza di convalida del fermo

È prevista per domani, intanto, l’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura di Napoli nei confronti di Vincenzo Palumbo – difeso dall'avvocato Francesco Pepe e Fioravanti De Rosa – che dal 29 notte è chiuso nel carcere di Poggioreale. Al camionista 53enne i carabinieri e il procuratore aggiunto di Napoli Pierpaolo Filippelli contestano il reato di duplice omicidio aggravato. Secondo le risultanze investigative finora acquisite, Palumbo avrebbe sparato all'indirizzo dell'auto dei giovani ben undici colpi con la Beretta calibro 40 che deteneva legalmente. Per lui la Procura, che ha disposto il fermo eseguito alle 22.40 del 29 ottobre, chiede la misura cautelare della custodia in carcere.

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