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Ragazze moldave entrate illegalmente in Italia, finivano a fare le badanti: 3 arresti

Due uomini e una donna sono stati arrestati dai carabinieri nella provincia di Salerno per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
A cura di Valerio Papadia
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Una vera e propria associazione che faceva entrare illegalmente in Italia ragazze e donne provenienti dalla Moldavia, che poi finivano a fare le badanti: 3 persone – due uomini e una donna – sono state raggiunte da ordinanze cautelari alle prime luci di questa mattina nella provincia di Salerno dai carabinieri della compagnia di Vallo della Lucania e da quelli della stazione di Pollica: le misure cautelari – la donna è finita agli arresti domiciliari, mentre per gli altri due è scattato il divieto di dimora – sono state emesse dal gip del Tribunale di Salerno su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. L'accusa per i tre è quella di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina; per uno degli indagati, si ipotizza anche il reato di estorsione commessa ai danni di una delle vittime.

I tre guadagnavano 200 euro su ogni badante impiegata

Le donne venivano fatte arrivare periodicamente, e illecitamente, in Italia a bordo di alcuni autobus, che giungevano ad Agropoli, nel Cilento: qui, le donne moldave venivano poi "smistate" presso alcune famiglie della zona, dove venivano impiegate come badanti. I tre indagati, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti in fase di indagine, lucravano anche sul lavoro delle clandestine: alla prima mensilità corrisposta per il loro lavoro di badanti, ai tre doveva essere corrisposta una somma di 200 euro.

Blitz anticamorra a Napoli, 11 arresti

Alle prime luci dell'alba, anche a Napoli è scattata una operazione congiunta dei carabinieri e della Direzione distrettuale antimafia partenopea che ha portato all'arresto di 11 persone, indagate a vario titolo di usura, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, nonché detenzione illegale di armi comuni da sparo, tutti con l'aggravante mafiosa. Gli indagati sono ritenuti dagli inquirenti legati al clan Baratto-Volpe, egemone a Fuorigrotta, quartiere della periferia occidentale di Napoli; tra gli arrestati figura inoltre anche un carabiniere, che è indagato per corruzione.

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