Ragazza ucraina carbonizzata a Napoli, sulle mani del compagno segni di ustioni: l’uomo resta in carcere
Resta in carcere Dmytro Trembach, l'ucraino di 26 anni (e non 53, come diffuso in precedenza) sottoposto a fermo la scorsa settimana con l'accusa di avere causato la morte della compagna, la 23enne Anastasiia Bondarenko, appiccando un incendio nell'abitazione dove la ragazza viveva con 5 connazionali nel Borgo Sant'Antonio, nel centro di Napoli. Il gip di Nola ha convalidato il provvedimento eseguito lo scorso 17 marzo ad Acerra. Dal rogo era riuscita a salvarsi la figlia della 23enne, una bambina di 5 anni che era arrivata in Italia con la madre da un paio di mesi.
L'incendio risale allo scorso 10 marzo. Quando i Vigili del Fuoco erano arrivati sul posto, per Anastasiia Bondarenko non c'era già più nulla da fare: il suo corpo è stato recuperato carbonizzato. Salva, invece, la bambina, che si trovava in un'altra stanza e che è stata trascinata fuori da una delle conviventi della vittima. Dai primi rilievi è emerso che il fuoco aveva probabilmente sbarrato la strada alla 23enne, intrappolandola in un'ala della casa e uccidendola. Presa in considerazione la pista dell'incidente domestico, con l'ipotesi di una stufa difettosa, ma le indagini, affidate ai carabinieri, hanno svelato una realtà diversa.
Con due diversi sopralluoghi i Vigili del Fuoco hanno stabilito che le fiamme erano state appiccate volontariamente. I sospetti si sono concentrati verso Dmytro Trembach, operaio edile di 26 anni, compagno di Anastasiia. I connazionali che vivevano con la 23enne hanno raccontato che la ragazza, che in Italia tirava avanti con lavori domestici saltuari e come badante, aveva deciso di lasciare l'uomo e che questo aveva portato a frequenti e accesi litigi. Trembach è stato rintracciato e sottoposto a fermo; ha negato di avere una relazione con la 23enne, ma sulle sue mani sono stati trovati segni di ustioni.