Cosa c’è nel libro di Raffaele Cutolo “Poesie dal Carcere” dedicato alla figlia
L'ultima volta che Raffaele Cutolo tentò di pubblicare un libro successe il finimondo. Era il 1980 e la magistratura decise di bloccarlo perché in alcune poesie sembrava nascondersi una sorta di "vademecum del camorrista": quello che deve o non deve fare un uomo "d'onore". Oggi, che di anni ne sono trascorsi 39 da quel sequestro, Cutolo torna nelle librerie, benché sia ancora relegato al 41bis, regime di carcere duro, a Parma. Un libro diverso dal precedente, giurano la moglie Iammacolata Iacone e Gianluigi Esposito, il curatore. E il perché sarebbe racchiuso nella prima pagina di "Poesie dal Carcere".
"A Denise, perché sappia che il padre è stato anche poesia". Una dedica semplice, che non è frutto della decisione del fondatore di Nco (Nuova Camorra Organizzata), ma del curatore. «Questo libro, per quello che mi riguarda ha un'altra valenza. Quella di dimostrare alla piccola Denise, spiega Esposito, che il padre, Raffaele Cutolo, è stato ed è anche altro». Ed è in quell'anche che si nasconde la parte più controversa di questa nuova pubblicazione, edita da Neomediaitalia. Perché è legittimo pensare che dietro questa raccolta di poesie si nasconda un ‘secondo fine'.
A questa domanda tuttavia risponde in maniera netta la moglie, Immacolata Iacone, che ha legato la sua vita a quella di Cutolo nel 1983. «No. È ‘fine pena mai'. Io mi auguro che torni a casa, però no… quale potrebbe essere un altro motivo? Questo libro è per far capire a Denise che il padre non era solo "Il Cutolo". Lui non ha chiesto mai niente, poteva chiedere la grazia ma neanche quella ha chiesto».
Immacolata Iacone sposò Raffaele Cutolo mentre il boss della Nco si trovava in carcere. Un amore costruito su molte attese, diverse lettere e pochissimi contatti, se non visivi, a distanza senza mai potersi neanche sfiorare. Ma soprattutto attorno a una bambina, concepita nel 2007 grazie all'inseminazione artificiale: Denise, che oggi ha 11 anni e pone diverse domande rispetto al passato del padre. «Lei non sa dove sta il padre, sa solo che sta in un istituto a insegnare ad altre persone a non sbagliare, perché lui ha fatto degli errori», spiega Iacone a Fanpage.it.
Ma veniamo al libro. Una raccolta che si configura come un viaggio dal "Supercarcere", titolo della prima poesia a una sorta di ritorno a casa affidato al componimento "A Mia Madre". Le ultime parole del libro sono "mamma ti prego perdonami!". Molte delle poesie sono state scritte mentre Cutolo si trovava nel carcere dell'Asinara, lembo di terra il Mar di Sardegna a ovest, il Mare di Corsica a nord, una sorta di ‘Alcatraz' di massima sicurezza, dismesso nel 1998.
Le ombre della sera all’Asinara
Le prime ombre della sera
Calano in quest’angolo
Dell’isola all’Asinara.
Io tutto solo nella mia celletta,
Solite mosse, solite cose.
Quattro passi e
Sdraiato sulla branda,
Senza tv, radio e giornali,
Senza notizie di niente e di nessuno.
Che vita faccio?
Basta! Basta!
Un vero uomo non può continuare così,
In fondo abbiamo una sola vita.
E se uno la butta via così
Che cosa resta?
Solo amarezza, delusioni e ingiustizie.
Quindi bisogna reagire,
Reagire, reagire.
Però con saggezza.
Le poesie di Raffaele Cutolo raccolte da Gianluigi Esposito e custodite negli anni da Immacolata Iacone, Cutolo le ha scritte in cella e inviate a casa. L'unico modo per comunicare con la moglie è infatti questo, nei lunghi anni di carcere duro a cui Cutolo tutt'oggi è condannato. La famiglia può incontrarla solo una volta al mese, anche se le visite al carcere di Parma, per motivi economici, si verificano ogni 60 giorni. Qui ha la possibilità di parlare attraverso un telefono e un vetro con la donna sposata nel lontano 1983 e che ancora oggi lo aspetta. Poi, per dieci minuti, può abbracciare la figlia, l'unica sua parente autorizzata a condividere il suo stesso spazio nel luogo destinato al colloquio.
Una possibilità che Denise perderà a ottobre, quando compirà 12 anni. «Oggi questa bambina ha la possibilità ancora di accedere al colloquio ogni due mesi, spiega il curatore Gianluigi Esposito, entrando nello spazio riservato al padre, ma da ottobre quando compirà 12 anni dovrà stare anche lei dietro a un vetro e parlare con il padre attraverso il telefono». Una questione, spiega sempre il curatore, nata nel corso della prima presentazione e per cui si è speso anche il Garante dei detenuti della Regione Campania, Samuele Ciambriello: «In un paese civile e democratico si può togliere la libertà di un uomo ma non la sua dignità. Attenzione, io non sono dalla parte dei carnefici, io sono per far rispettare gli articoli 2, 3 e 27 della Costituzione e andare oltre il muro dell’indifferenza.
Penso che molti storceranno il naso quando sapranno di queste poesie, di questa presentazione. Intanto Denise che fino ad ora ha potuto vedere ed abbracciare il padre, da ottobre, quando compirà 12 anni lo potrà vedere solo attraverso il vetro».
Nel libro oltre alla madre e al padre, spesso ricorre il nome della moglie che oggi non si dice pentita della scelta fatta.
Imma
Pensavo al passato.
Sento ancora addosso
Quel profumo,
Quel calore della tua pelle.
La tua pelle!
Vellutata e morbida,
Con un profumo travolgente,
Di fiori appena sbocciati,
Di giovinezza e purezza.
Le tue labbra,
Con un calore,
Capace di bruciare
Anche l’animo di un uomo.
Sono anni e
Sento ancora
Il calore dei tuoi baci.
Sei sempre nella mia mente
E in tutto me stesso.
Ma come allora so che
Non potrò mai averti!
Però, non puoi Negarmi di amarti!
Amarti intensamente,
Mia dolce Imma,
Amore unico
Della mia vita.
Sono felice se so
Che tu sei felice!
14/2/84
«Non si parla di criminalità qua, si parla solo di amore, affetto per una bambina, l'affetto della mamma che non ha potuto avere vicino che l'ha aspettato su un divano per tanti anni, pensando che arrivasse il figlio», spiega ancora Iacone. All'interno del libro ci sono dei componimenti dedicati anche alla solitudine e alla sofferenza che Raffaele Cutolo sostiene di provare nel regime di 41bis in cui ancora oggi si trova, a causa della sua lunga carriera criminale, iniziata con l'omicidio di Mario Viscito nel 1963.
Asinara Natale 1982
Dalla mia solitudine,
Dalla mia sofferenza,
A volte, mi sembra guardare
Attraverso una finestra aperta, Tutte le atrocità
Che succedono nel mondo
E che il potere cerca di coprire
Accusando i vari Cutolo.
Invece sono etichette
Che non mi appartengono.
Io sono per il bene,
L’amore, L’amiciziaE la giustizia vera.
Non manca la malinconia per la sua città natale, Ottaviano, nel libro del fondatore della Nuova Camorra Organizzata, al cui interno è stato pubblicato anche un componimento contro la droga. Quest'ultimo non è inedito. Nel 1984 "Don Raffaè" invio il testo al quotidiano "La Nuova Sardegna" il giorno di Ferragosto.
Droga, polvere bianca
Polvere bianca, ti odio!
Sei dolce sei amara
Come una donna.
Sei luce e sei buio.
Giovani odiate la polvere bianca.
Si! vi fa volare per poi farvi
Ritornare nel buio più nero.
Vola per l’aria.
Lembi di un’anima fatta a pezzi.
Si tocca il fondo,
I prati diventano voragine buie,
E i fiori hanno petali neri…
Poi di colpo, i dolori si placano,
E il cielo è un’esplosione di luce.
Poi nulla!
L’indomani solo
Un trafiletto sul giornale:
“Giovane morto per droga”.
Polvere bianca, ti odio.Ariano Irpino 1/7/84
Circa 100 pagine che l'autore non ha potuto ancora leggere e vedere compiute, perché sono poche le cose a cui è concesso superare l'ingresso di un carcere, arrivando nelle mani di un detenuto destinato al 41bis. Tra queste non c'è un libro, come spiega la moglie Immacolata Iacone. Questi componimenti desteranno sicuramente diverse polemiche. Forse, però, sarà solo uno il giudice più temuto da Raffaele Cutolo: Denise, sua figlia.