Quello di Tiziana Cantone fu suicidio: archiviato il fascicolo per omicidio contro ignoti
È stato archiviato il fascicolo per omicidio colposo aperto sulla morte di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano (Napoli) che fu trovata impiccata nell'abitazione di una zia: le nuove indagini, coordinate dal pm Giovanni Corona, non hanno fatto emergere elementi sufficienti per ritenere plausibile un'ipotesi diversa da quella del suicidio e riscontri in questo senso non sono arrivati nemmeno dalla riesumazione del cadavere e dall'analisi dei cellulari sequestrati.
Tiziana Cantone suicida dopo la diffusione dei video hot
Intorno al 2015 la ragazza era finita al centro di un caso prima mediatico e poi giudiziario, nato dalla diffusione, senza il suo consenso, di alcuni suoi video hot: quelle immagini divennero rapidamente virali e, complice il fatto che all'inizio la loro provenienza fosse sconosciuta, una frase pronunciata dalla ragazza ("Stai facendo un video? bravo") divenne un meme su Internet e venne riprodotta anche su magliette e gadget.
Successivamente venne appurato che si trattava di filmati girati con altri partner, e dei quali il fidanzato dell'epoca della ragazza era a conoscenza; alcuni video erano stati inviati in via confidenziale dalla 31enne ad alcuni giovani suoi conoscenti, ma non è stato dimostrato come fossero stati poi diffusi sul web e, in particolare, su alcuni siti Internet porno. In quei mesi Tiziana Cantone cercò di far rimuovere i video dai vari siti Internet, ma vista la diffusione si rivelò una impresa impossibile; riuscì ad ottenere soltanto l'oscuramento dai principali motori di ricerca e social network; parallelamente cercò l'anonimato anche nella vita reale, cambiando il cognome e assumendo quello della madre e spostandosi in varie città.
La nuova indagine e l'archiviazione: fu suicidio
Il corpo venne rinvenuto il 13 settembre 2016. Sin dai primi momenti il decesso era stato considerato un suicidio: la ragazza era stata trovata impiccata con un foulard ad un attrezzo ginnico. Successivamente, e principalmente su spinta della madre, Maria Teresa Giglio, e degli avvocati della donna, Gianluca Condrò ed Emiliano Iasevoli del Foro di Napoli e Stefano Marcialis del Foro di Cagliari, nel febbraio 2023 il gip di Napoli Nord Raffaele Coppola aveva disposto ulteriori indagini, comprensive di accertamenti sul foulard utilizzato, l'attrezzo a cui era stato legato e la posizione del corpo.