video suggerito
video suggerito
Opinioni
Le notizie sugli stupri al parco verde di Caivano

Quello che Meloni fa finta di non capire sul Parco Verde di Caivano

È la fame che rende tutto sporco, infame, pericoloso. Meloni non può non capire che senza lavoro il Parco Verde è destinato a restare enclave dei clan e ostaggio del male per sempre.
164 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Nel 1992, pochi mesi prima che Tangentopoli cambiasse la storia di questo Paese, Edoardo Bennato vide il futuro dell'Italia e lo restituì in versi e musica. Decise di farlo in chiave blues, creando un alter ego, Joe Sarnataro. In una delle canzoni più taglienti, "Nisciuno", cantava: «Cca nun se salva nisciuno, manco io, nisciuno!». Qui non si salva nessuno, nemmeno io.

È una frase che viene in mente come risposta a Giorgia Meloni che parla in diretta dal Parco Verde di Caivano, la provincia che torna in mente solo quando diventa cronaca nera.

Parla ed è un monologo poiché ai giornalisti non è stato permesso di porre domande.

Non si salva nessuno e non è nichilismo, non è una scrollata di spalle: piuttosto necessità di una vera assunzione di responsabilità, non solo arte retorica.  «Se siamo qui oggi a condannare un episodio barbaro significa che qui si è consumato un fallimento. E si è consumato un fallimento da parte dello Stato e delle istituzioni nonostante degli sforzi siano stati fatti», dice la premier.

Ma allora gli sforzi perché sono falliti? E di chi è il fallimento? Oppure l'importante era partecipare e non lo avevamo capito? E se c'è stato un disastro pluridecennale perché sono ancora tutti lì?

Le frasi sul fallimento – non a caso le pronuncia anche Vincenzo De Luca,  il migliore dei tiktoker italiani –  non aiutano i pezzi dello Stato che a Caivano hanno operato in questi anni: gli assistenti sociali, le forze dell'ordine, i magistrati, ma pure gli attivisti che per anni si sono spesi nel denunciare i roghi di monnezza e i veleni seppelliti nella Terra dei Fuochi (ormai è tutto dimenticato).

Giorgia Meloni è arrivata nella provincia di Napoli col campionario tipico della politica: «Non possono esserci zone franche»; «riportare la presenza costante dello Stato»; «Non sarete soli»; «il territorio sarà bonificato».
Ma se lo Stato ha fallito per un decennio e piu, chi è come ci assicura che non riaccadrà?

Scuole di pomeriggio, biblioteche, centro sportivo sono elementi sacrosanti di rinascita. Ma in un territorio dove c'è stato un tasso d'accoglimento del 72% delle domande di reddito di cittadinanza qual è la priorità è chiaro. È il lavoro, sono i soldi che mancano.

Spiegava qualche anno fa la preside Eugenia Carfora che certi genitori a Caivano mandavano i figli a scuola solo per un motivo: assicurargli almeno un pasto, quello della mensa.

È la fame che rende tutto sporco, speculativo, infame e pericoloso. È grazie alla fame che i clan del Parco Verde si sono assicurati per anni  una cieca obbedienza degli affiliati, roba da invidiare il Gruppo Wagner.

La bonifica dalla malavita è possibile col lavoro a tempo pieno e con il livello minimo di cultura per i ragazzi, ma passeranno generazioni prima che al Parco Verde si potrà camminare senza guardarsi le spalle.

«Non si salva nessuno»: per ora è proprio così. Meloni non può non capire che senza lavoro il Parco Verde è destinato a restare enclave dei clan e ostaggio del male per sempre. Le storie di Fortuna Loffredo e Antonio Giglio e due bambine senza nome, vìolate per sempre, lo confermano.

164 CONDIVISIONI
Immagine
Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views