De Crescenzo e quel monologo del professor Bellavista al camorrista: “Ma vi conviene?…”
È l'anno 1984; Napoli non ha ancora ricucito le ferite del terremoto del 23 novembre 1980 e in città imperversa una sanguinosa guerra di camorra che lascia morti a terra a ogni ora del giorno. Luciano De Crescenzo, ex ingegnere Ibm diventato popolarissimo scrittore, si cimenta nel cinema. E nel suo primo film da sceneggiatore, attore e regista, ‘Così parlò Bellavista‘, interpreta Gennaro Bellavista, professore di filosofia in pensione, un saggio attraverso i cui occhi vediamo Napoli, la napoletanità e, forse, anche quello che sarebbe stato poi il futuro della città partenopea. In una scena del film c'è il famoso episodio del 157 bis di via Duomo che coinvolge Patrizia, la figlia del professore e Giorgio, il genero, interpretato da Geppy Gleijeses, alle prese con una doppia estorsione camorristica all'apertura di un negozio di articoli religiosi.
La storia è vera: ci fu un episodio di racket ai danni di un commerciante ‘conteso' fra due clan. Aveva il numero civico contrassegnato da un ‘bis' e entrambi le organizzazioni criminali chiedevano il pizzo all'esercente. De Crescenzo rielabora la vicenda e ne trae fra le altre cose un monologo molto bello, semplice ma bello, con il camorrista, interpretato da un grande Nunzio Gallo. È davvero un pezzo molto attuale, visti i tempi cupi che Napoli sta tornando ad attraversare. Anni dopo, ai funerali di De Crescenzo, fu Geppy Gleijeses a rendere noto che per quell'episodio l'ingegnere-filosofo fu minacciato dalla malavita dell'epoca.
Bellavista – Sentite, a me questo fatto dei disoccupati che si muoiono di fame non m’ha mai convinto. Ai tempi miei non si contavano i disoccupati, si contavano gli occupati perché si faceva prima. Io certi alibi non li accetto. Conosco tanti disoccupati che si arrangiano, sì, ma non per questo vanno ammazzando la gente.
Camorrista – E chella è gente senza curaggio...
Bellavista – Voi invece siete coraggiosi. La notte mettete una bomba sotto una saracinesca, e vi sentite degli eroi.
Magari o' piano e sopra sta nu povero vicchiariello ca c'appizza a' pelle… Ma a vuje c ve ne ‘mport, siete disoccupati, avete l'alibi morale.
Siete napoletani e ammazzate Napoli. Eh già, perché ci sono i commercianti che falliscono, le industrie che chiudono, i ragazzi che sono costretti ad emigrare…
Ah già, poi volevo dì un'altra cosa: ma tutto sommato, nunn'è che fate na vita ‘e merda?
Perché penso io: Gesù sì, fate pure i miliardi, guadagnate, però vi ammazzate tra di voi, poi anche quando non vi ammazzate tra di voi, ci sono le vendette trasversali, vi ammazzano le mamme, le sorelle, i figli… Ma vi siete fatti bene i conti? Vi conviene?