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Quando Vincenzo Salemme incontrò per la prima volta Eduardo De Filippo durante “Natale in casa Cupiello”

Dalla prima ‘carezza’ di mano che sapeva di borotalco alle chiacchierate durante le pause delle prove: così Salemme conobbe e lavorò con Eduardo.
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Eduardo con Vincenzo Salemme
Eduardo con Vincenzo Salemme

È una storia di quasi mezzo secolo fa. Correva l'anno 1977, Sergio Solli, compianto e indimenticabile attore eduardiano, porta com lui nel mitico Studio 5 di Cinecittà a Roma, un ragazzo di appena 20 anni. Lo conduce sul set di una commedia teatrale registrata per la tv, erano gli anni del tele-teatro. È uno di quei turning point, quei momenti che ti cambiano la vita. Sul set c'è Eduardo De Filippo, il giovanotto viene da Bacoli, si chiama Vincenzo Salemme.

Inizia così l'incontro tra i due, lo ha raccontato l'attore napoletano a Fanpage quando ha annunciato di voler portare in scena "Natale in casa Cupiello". «Sergio Solli, che mi ha iniziato al teatro e oggi purtroppo non c'è più, mi disse che Eduardo cercava comparse per la sua commedia. Stavano registrando le sue commedie in Rai, nello studio 5 di Cinecittà, e ci andai. Avevo nemmeno 20 anni. Fecero una pausa e Sergio si presentò con Eduardo. Uscì vestito da Natale in Casa Cupiello, sapeva di borotalco. Gli diedi la mano e lui mi disse: ‘Vi dò la mano ma non stringete', perché aveva un problema alle ossa. Io gliela accarezzai, con delicatezza. Solli gli disse che volevo fare la comparsa e lui rispose di no, che dovevano farmi dire due battute così avrei preso la paga da attore. Perché? Perché mi vide molto magro. Mangiavo tanto ma ero magrissimo, avevo solo due grandi occhi sporgenti. Pensando fossi molto povero, empatizzo con la mia condizione. Poi mi ha conosciuto artisticamente e mi hanno detto mi apprezzava molto».

Salemme diventò attore nella compagnia di Eduardo che nella fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta portò in tv versioni indimenticabili delle commedie del drammaturgo ("Il cilindro"; "Il sindaco del rione Sanità", "Il contratto").  Di recente Salemme ha aggiunto ai ricordi un altro frammento: «Di Eduardo – ha spiegato in una intervista a Fanpage – ricordo le chiacchierate nelle pause delle prove. Gli altri attori andavano a prendersi il caffè e io invece restavo vicino a lui, che mi raccontava un sacco di fattarielli. Una cosa in particolare mi fulminò. Mi disse: "Perché credete che viene tutta questa gente a teatro? Perché aspettano che io muoia sul palco". Mi fece capire che il teatro è proprio l'arte del presente assoluto, è assenza totale di passato e futuro, puoi anche morire in palcoscenico e quel decesso lo potranno vedere solo quegli spettatori di quella sera precisa. Più che un aneddoto, è stato un insegnamento per tutta la vita».

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