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Quando Di Lauro jr incontra il boss Gionta a Secondigliano e Tony Colombo si spaventa

Nell’ordinanza il gip illustra i rapporti d’affari tra Tony Colombo e Tina Rispoli e i Di Lauro, tra la fabbrica di sigarette abusiva, le attività commerciali e il marchio “Corleone”.
A cura di Nico Falco
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Tina Rispoli e Tony Colombo avrebbero fornito al clan Di Lauro un "contributo consapevole": così lo definisce il gip Luca Della Ragione nell'ordinanza da quasi 2mila pagine, che Fanpage.it ha potuto visionare, che si è tradotta nelle misure cautelari eseguite stanotte dai carabinieri di Napoli e del Ros. I coniugi, rilevano gli inquirenti, avrebbero finanziato il clan nei progetti imprenditoriali e la stessa casa discografica che possedevano a Secondigliano, in via Tagliamonte, sarebbe stata usata per summit di camorra.

L'incontro coi Gionta davanti alla casa discografica

Agli atti, nell'ordinanza, c'è un'annotazione dei carabinieri del Ros datata 16 dicembre 2020. Viene illustrato il contenuto di una intercettazione ambientale captata il 14 dicembre, presenti sono Raffaele Rispoli, Antonio De Rosa (entrambi tra i destinatari delle misure di stanotte) e una terza persona; riguarda l'incontro tra esponenti del clan Di Lauro e dei Gionta.

Rispoli racconta che il giorno prima, il 13 dicembre, davanti alla casa discografica Vincenzo Di Lauro aveva ricevuto il figlio di Valentino Gionta (in realtà potrebbe trattarsi di un nipote, in quanto all'epoca i due figli di Gionta erano detenuti); il vertice col rappresentante del clan di Torre Annunziata (Napoli) era stato però interrotto dalle forze dell'ordine e sia il boss dilauriano sia l'altro erano riusciti a scappare attraverso gli uffici. Dopo quell'episodio, continua Rispoli, Tony Colombo gli ha chiesto di non andare più da lui in quanto si era spaventato.

Gli episodi dell’inchiesta
Tina Rispoli e il fratello Raffaele
Tina Rispoli e il fratello Raffaele

Gli affari tra Tony e Tina e il boss Di Lauro

Nell'ordinanza i magistrati si soffermano sulla figura di Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, dal quale avrebbe ereditato grosse somme derivanti dal traffico di droga oltre a un ingente patrimonio immobiliare. L'indagine ha fatto emergere i rapporti d'affari tra la coppia e il clan Di Lauro. Scrive il gip:

Di Lauro Vincenzo, come sempre alla affannosa ricerca di denaro per finanziare le sue iniziative, si rivolge ai facoltosi compari che sono ben lieti di aiutarlo economicamente, pur di entrare nelle intraprese del Di Lauro.

A seguire il magistrato elenca: il finanziamento della fabbrica di sigarette clandestina, per la cui realizzazione i coniugi avrebbero dato al boss 35mila euro tramite Raffaele Rispoli, fratello di Tina; la ricerca, da parte di Tony Colombo nei giorni subito precedenti, di un capannone per lo stoccaggio delle sigarette di contrabbando; il fatto che le attività commerciali di Vincenzo Di Lauro si trovino nei locali di Tina Rispoli, alla quale cui il boss paga il fitto; l'operazione del brand di abbigliamento "Corleone", creato da Tony Colombo e dal figlio di Paolo Di Lauro.

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