Pugile 18enne ucciso a Caserta, 21enne chiede scusa ai genitori: “Senso di colpa mi opprime”
"Sono pentito. Non volevo uccidere Gennaro e ora vivo col senso di colpa che mi opprime". Così Gabriel Ippolito, il 21enne di Caivano (Napoli) sotto processo per la morte di Gennaro Leone, il giovane pugile 18enne di San Marco Evangelista deceduto per una coltellata a una coscia durante una lite a Caserta, ad agosto 2021: la lama gli aveva reciso l'arteria femorale, il giovane morì poche ore dopo nell'ospedale Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta.
Il ragazzo, difeso dagli avvocati Angelo Raucci e Michela Ponticelli, è comparso oggi davanti ai giudici togati e popolari della Corte d'Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ha deciso di non sottoporsi all'esame ma ha reso dichiarazioni spontanee, con le quali si è rivolto ai genitori della vittima, costituitisi parte civile nel processo. La prossima udienza si terrà il 21 dicembre.
"Chiedo scusa ai genitori di Gennaro – ha detto Ippolito – sto vivendo in un film. Non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione del genere; non ho mai avuto problemi con la giustizia. Sono un ragazzo che ha sempre studiato e dopo la scuola sono andato a lavorare a Rimini". Quella sera, ha spiegato, si trovava a Caserta perché in quel periodo era rientrato a Napoli per svolgere l'esame della patente di guida. Dopo l'omicidio fuggì a Castel Volturno, nel Casertano.
Fu bloccato dai carabinieri poche ore dopo l'omicidio, nel corso dell'interrogatorio confessò. "Non capivo più niente – ha aggiunto – per questo mi sono allontanato. Quando mia mamma mi ha chiamato per dirmi che c'erano i carabinieri a casa sono tornato subito. Non volevo scappare".