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Guerra in Ucraina

Profughi dall’Ucraina, a Napoli istituzioni a rilento e accoglienza affidata ai volontari

Nessun piano di accoglienza per i 90 profughi arrivati con la carovana di Mediterranea Saving Humans, i volontari stanno provvedendo alla sistemazione dei nuclei familiari. Altissimo il rischio di speculazione sui profughi. L’allarme già lanciato a Fanpage.it dall’assessore regionale Mario Morcone.
A cura di Antonio Musella
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La carovana "Safe passage in Ukraina" di Mediterranea Saving Humans ha portato a Napoli 91 profughi provenienti dall'Ucraina in guerra, si tratta quasi esclusivamente di nuclei familiari composti da mamme e bambini, molti anziani, due coppie composte da marito e moglie ed un gruppo di 5 studenti sudamericani che studiavano all'Università di Dnipro. Per loro dopo l'estenuante fuga dalle città bombardate, come Kharkiv, Kiev, Mariuopol, Donetsk, e Zaporizhzhia, al confine con la Polonia è arrivato il soccorso dell'associazione italiana, da anni impegnata nel salvataggio in mare dei migranti e ora anche sui confini terrestri.

Sono stati ospitati in via temporanea al Residence dell'Ospedale del Mare, grazie alla disponibilità dell'Asl Napoli 1 centro, diretta da Ciro Verdoliva, dove hanno svolto i tamponi per il Covid 19 e stanno osservando un periodo di auto sorveglianza. Ma alla loro accoglienza per il momento stanno badando solo i volontari della missione che si stanno facendo carico del lavoro di mediazione e individuazione delle famiglie disposte ad ospitare i rifugiati.

Istituzioni assenti, non c'è un piano per l'accoglienza

"Si attendono a Napoli circa 100 mila profughi provenienti dall'Ucraina" aveva annunciato il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi appena una settimana fa intervenendo ad una manifestazione contro la guerra promossa dal Comune. Ma chi li accoglie? Al momento nessuno si sta facendo carico di un reale piano di accoglienza. Lo stato di emergenza prevede una cabina di regia che comprende la Regione Campania, le Asl e le Prefetture dei capoluoghi a cui spetta il coordinamento dell'accoglienza.

I Comuni non sono stati inseriti nella cabina di regia, ma al tempo stesso sono le istituzioni più prossime alle persone che arrivano nelle nostre città scappando dalla guerra. L'arrivo della carovana di Mediterranea rappresenta il più grande arrivo di profughi organizzato e gestito dai volontari giunto a Napoli in queste settimane. Alla partenza della carovana, una settimana fa, la vicesindaca di Napoli, Maria Filippone, aveva portato il saluto dell'amministrazione comunale, ma all'arrivo dei tre bus con i profughi, giunti all'Ospedale del Mare tra sabato e domenica scorsa, nessun esponente di Palazzo San Giacomo ha ritenuto di dover essere presente. Così mentre la Asl ha garantito la prima assistenza e la prima accoglienza, pur essendo responsabile solo dell'aspetto sanitario, il Comune di Napoli si è completamente defilato rispetto al problema principale.

Dove accogliere queste persone che hanno perso tutto sotto le bombe? A farsi carico dell'accoglienza sono gli stessi volontari della missione che autonomamente e senza perdere tempo, si stanno impegnando nell'incrocio tra l'esigenza di essere accolti dei profughi e la disponibilità delle famiglie napoletane ad accogliere chi scappa dalla guerra. Un lavoro di mediazione molto complesso e per nulla semplice, che avrebbe meritato quanto meno un supporto da parte delle Istituzioni. Fino ad ora la comunità ucraina, la seconda più grande della Campania con quasi 50 mila cittadini registrati e tra le più grandi d'Italia, ha assorbito gran parte dei profughi grazie all'aiuto di parenti e amici delle persone che hanno trovato rifugio in città.

Una modalità questa, fondata sulla solidarietà tra ucraini, che ha consentito al Comune di Napoli ed alle altre istituzioni di restare sostanzialmente nell'ombra senza preoccuparsi di un piano reale di accoglienza. Oggi, dopo quasi un mese di guerra, la capacità di assorbimento da parte della comunità ucraina a Napoli è sostanzialmente esaurita e ancora non si hanno notizie di quale sia il piano di accoglienza da parte delle istituzioni, capaci di dare addirittura i numeri di previsione dei migranti che arriveranno a Napoli, senza però comunicare come intendono affrontare questa mole di arrivi che non ha precedenti nella storia recente della città.

 Speculazione sui profughi, l'allarme già lanciato da Morcone

Appena 10 giorni fa l'Assessore all'immigrazione della Regione Campania, Mario Morcone, in un'intervista a Fanpage.it aveva già lanciato l'allarme sui possibili fenomeni di speculazione sulla pelle dei rifugiati di guerra in arrivo in Italia. "C'è il rischio che qualcuno voglia farsi la badante gratis per non parlare dei fenomeni di sfruttamento della prostituzione e della tratta di esseri umani" aveva detto l'ex Prefetto ora a Palazzo Santa Lucia. Dall'esperienza della carovana di Mediterranea Saving Humans viene rilanciato lo stesso allarme. In molte tra le persone che hanno offerto disponibilità ad accogliere, hanno manifestato esigenze singolari, come quella di poter accogliere solo "donne giovani", oppure "persone che sappiano prendersi cura degli anziani".

Un meccanismo che oltre a rappresentare un'approccio sostanzialmente razzista, immagina l'accoglienza come una sorta di riduzione in schiavitù delle persone che arrivano nel nostro paese. «Accolgo se mi fai da badante». L'allarme di Morcone trova quindi fondamento nell'esperienza sul campo, il che rende ancora più urgente un piano istituzionale di accoglienza. I volontari testimoniano accanto a questo fenomeno anche però la grande solidarietà genuina e disinteressata di molti napoletani disposti ad accogliere senza riserve.

Tra i profughi arrivati a Napoli ci sono persone gravemente malate che necessitano di cure ospedaliere, tra loro una donna malata oncologica e una con dei gravissimi traumi maxillo-facciali, che dovranno ricevere immediatamente delle cure ospedaliere.  L'attesa è per il DPCM del governo che dovrà stabilire in via definitiva le modalità di accoglienza dei profughi provenienti dall'Ucraina

. Il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio ha annunciato che il governo sta lavorando all'ipotesi di un sostegno economico diretto alle famiglie che accolgono i profughi ucraini. La cifra che circola è quella di 60 euro al giorno a persona. Facendo dei semplici calcoli è facile comprendere come l'ospitalità diventa sostanzialmente un business, che da un lato consente alle istituzioni di limitare la creazione di strutture di accoglienza dedicate ai profughi, controllate e capaci di fornire servizi di integrazione e dall'altro apre alla possibilità di speculazione. Ospitare un profugo equivarrà a ricevere praticamente uno stipendio aggiuntivo ad un nucleo familiare. Chi controllerà la buonafede delle famiglie che ospitano? Chi svolgerà i controlli sulle condizioni di accoglienza dei profughi? Chi eviterà fenomeni di riduzione in schiavitù e di tratta che abbiano come vittime le persone che scappano dalla guerra e come carnefici chi accetta di ospitarli? Al momento non è chiaro, ma l'allarme resta altissimo.

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