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Poggioreale, tenta di impiccarsi in cella a 23 anni ma viene salvato dalla polizia penitenziaria

L’episodio nel carcere di Poggioreale. Il sindacato Osapp: “Servono provvedimenti, basta suicidi in cella”
A cura di Pierluigi Frattasi
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Immagine di repertorio
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Tenta di impiccarsi con una corda nella sua cella a 23 anni, ma viene salvato dalla polizia penitenziaria. È accaduto ieri sera nel Carcere di Poggioreale a Napoli. A renderlo noto è Aldo Di Giacomo, vice segretario generale Osapp, che chiede: "Di fronte ad un trend che non sembra arrestarsi e che potrebbe far superare a fine 2024 il più tragico bilancio di suicidi, quello del 2022 con 84 vittime, è necessario correre ai ripari per mettere fine alla "strage di Stato" ed assolvere alla prima funzione dello Stato di legalità che le deriva dall'avere in custodia vite umane".

La denuncia dell'Osapp

I suicidi in carcere sono un problema che riguarda tutte le fasce di età, dai giovanissimi agli over 60, con quelli più frequenti tra gli under 40, con un numero elevato di persone con problemi psichici e di tossicodipendenza ed evidenziano in modo più forte le gravi problematiche prima fra tutte il sovraffollamento.

Per Aldo Di Giacomo, vice segretario generale Osapp,

"Poggioreale si conferma il carcere italiano a più forte rischio suicidi: la scorsa notte l'alta professionalità del personale penitenziario in servizio ha salvato la vita ad un detenuto straniero di 23 anni del reparto Livorno che tentava con una corda rudimentale di impiccarsi in bagno. È il secondo tentativo di suicidio sventato a Poggioreale in pochi giorni: il precedente risale al 26 gennaio scorso quando un detenuto napoletano di 30 anni ha tentato di uccidersi impiccandosi alla finestra con le lenzuola ed è stato salvato in tempo. Nelle carceri italiane siamo arrivati a 16 suicidi dall'inizio dell'anno, a cui aggiungere 20 morti per "altre cause".

Complessivamente i detenuti stranieri nei penitenziari italiani, secondo i dati Osapp, sono poco meno di 18 mila. La presenza più massiccia è rappresentata da detenuti di origine marocchina (20,3%), seguiti da detenuti romeni (11,6%), albanesi (10,3%), tunisini (10,1%) e nigeriani (7,1%). Vi sono poi percentuali inferiori di detenuti egiziani (3,8%), senegalesi (2,7%), algerini (2,5%), gambiani (2,2%), pakistani (1,8%), peruviani (1,4%), ucraini (1,3%), bosniaci (1,1%), cinesi (1%), georgiani (1%), e altre nazionalità le cui percentuali si fermano sotto l'1%.

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