Plasma iperimmune, al Cardarelli il primo donatore è un medico chirurgo guarito dal Covid
Primo donatore di plasma iperimmune all'ospedale Cardarelli di Napoli: si tratta del medico chirurgo Carlo Molino, direttore dell'Unità Operativa Complessa di chirurgia generale e chirurgia del pancreas, da poco guarito da una forma particolarmente sintomatica di Covid-19 e che simbolicamente ha voluto essere anche il primo a donare il plasma iperimmune che sarà poi portato al Cotugno, diventato HUB Campano del protocollo Tsunami, ovvero gli studi sulla sperimentazione nazionale sula plasmaterapia, coordinata da Ministero della Salute, Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) e Iss (Istituto Superiore della Sanità).
"Questo plasma servirà proprio a quei ricercatori che dovranno comprendere se e in che modo", ha spiegato il dottor Molino, "il plasma iperimmune potrà essere un'arma efficace contro il Covid. Il dibattito sulla sua utilità è apertissimo". Molino aveva contratto l'infezione da Coronavirus proprio lavorando in prima linea, come tanti altri medici che lottano contro il Covid ormai da nove mesi. Ma ha voluto anche lanciare un appello: "Troppe persone non stanno venendo a curarsi per il timore del Covid, il Cardarelli ha tutti i requisiti e i percorsi che mirano a garantire la sicurezza dei pazienti. Sottrarsi a cure indispensabili per paura del virus potrebbe portare a conseguenze drammatiche", ha spiegato il medico chirurgo partenopeo.
Intanto, al Cardarelli prosegue la raccolta del plasma iperimmune che poi saranno inviati all'Hub Cotugno, punto di riferimento regionale per il protocollo Tsunami, che in tutta Italia sta compiendo studi per capire l'utilità delle cure al plasma sui pazienti affetti da Covid. "In questa fase, è doveroso raccogliere il maggior numero di casi e di dati con rigorosissimo metodo statistico e scientifico", ha spiegato il dottor Michele Vacca, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell'ospedale Cardarelli, "solo così si potrà dare presto risposte conclusive sull’efficacia o meno di questo trattamento. Eviterei invece ogni speculazione o utilizzo inappropriato", ha aggiunto Vacca, "perché si rischia solo di ostacolare la ricerca, creando grandi suggestioni e, forse, anche false speranze".