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Pizzo per il clan, assolto dopo un anno di carcere operaio dell’ospedale di Frattamaggiore

Luigi Abbate arrestato a marzo 2022 con l’accusa di essere un estorsore del clan Pezzella; a un anno, la sentenza di assoluzione: “il fatto non sussiste”.
A cura di Nico Falco
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Dopo quasi un anno di carcere è stato assolto Luigi Abbate, il 60enne operaio di Calvizzano, in provincia di Napoli, che era finito in manette nel marzo scorso con l'accusa di avere imposto insieme ad altre due persone una tangente sui lavori di ristrutturazione dell'ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore per conto del clan Pezzella. Per l'uomo, che era detenuto a Secondigliano, è stata disposta la scarcerazione: il Tribunale di Napoli Nord ha sentenziato che "il fatto non sussiste".

Il pubblico ministero aveva chiesto 9 anni di reclusione; durante il processo i giudici (presidente Luigi Buono, giudici Lucia Ferraro ed Elvira Terranova) hanno accolto le richieste degli avvocati Alfredo Sorge e Caterina Mondillo) e assolto il 60enne, che era imputato per tentata estorsione aggravata. Per i legali dell'operaio, che si dicono soddisfatti della sentenza, l'esito del processo "ha potuto accertare l'insussistenza di ogni addebito". Durante il dibattito, hanno spiegato, è emersa la correttezza di Abbate, che "ha svolto o i suoi compiti lavorativi di preposto alla manutenzione degli impianti dell'ospedale in maniera integerrima, nell'interesse della sicurezza dei lavoratori e dei pazienti del nosocomio di Frattamaggiore".

I fatti contestati risalgono al gennaio 2020. Un imprenditore, che si stava occupando della ristrutturazione dell'ospedale, aveva denunciato che tre persone, tra cui l'operaio della manutenzione, avevano a più riprese minacciato il responsabile del cantiere e gli operai pretendendo denaro che a loro dire era dovuto al clan della zona, ovvero i Pezzella. Abbate era stato identificato dai carabinieri di Frattamaggiore durante le indagini e la misura cautelare a suo carico era stata eseguita nel marzo 2022.

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