Cinquemila euro per restare nella casa popolare: è la camorra degli alloggi a Ponticelli
Pizzo a famiglie che vivevano negli alloggi popolari, ma anche a negozianti. Se i primi non pagavano, dovevano lasciare casa; i secondi, si vedevano invece saltare in aria i negozi. Sette gli arresti da parte di carabinieri e squadra mobile: sono tutti legati al clan De Luca Bossa, e tutti gravemente indiziati del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso ed al fine di agevolare l’organizzazione di appartenenza. Tra gli arrestati, c'è anche il figlio del fondatore del clan stesso, Antonio De Luca Bossa, attualmente in carcere in regime di 41 bis, ed il fratellastro dello stesso. Assieme a loro altre cinque persone, tutte raggiunte da una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli.
Almeno due i fatti in cui sarebbero coinvolti i sette fermati dalle forze nell'ordine. Nel primo, sono coinvolti in tre, tra cui il figlio del boss De Luca Bossa: avrebbero chiesto ad una donna che viveva nelle case popolari di Ponticelli una somma pari a cinquemila euro per "poter restare" all'interno del suo alloggio. Somma di cui la donna, che viveva là con un figlio minore, non disponeva: e così ha dovuto lasciare l'appartamento per evitare ulteriori rappresaglie. Per gli altri quattro indagati, l'episodio contestato riguarda una tentata estorsione nei confronti di un concessionario di auto. Lo scorso 9 settembre, era stato fatto esplodere un ordigno artigianale che aveva causato gravi danni alla sua attività, e poco dopo era arrivata l'immancabile "richiesta" di ben 50mila euro per evitare altri episodi come questi. Tra i quattro coinvolti c'è il fratellastro del boss De Luca Bossa, anch'egli ora in carcere.