Pizza a 4 euro, la risposta dei napoletani alla polemica di Flavio Briatore
La risposta dei napoletani alla polemica innestata da Flavio Briatore sulla pizza a prezzi popolari («come fanno a venderla a 4 euro? Cosa c'è dentro?») è stata un efflùvio di meme, di messaggi ironici, documentati o soltanto risentiti sui social network, molti dei quali direttamente a commento del video Instagram dell'imprenditore della catena Crazy Pizza. Unico a difendere Briatore – a sorpresa – è stato un medico: l'infettivologo e personaggio televisivo Matteo Bassetti, che gli scrive pubblicamente: «È vero Italia, piena di invidiosi e rancorosi. Hai ragione».
Per il resto, la montagna di commenti era prevedibile, visti gli argomenti toccati, ovvero il cibo, i prezzi al consumatore e il rapporto ricchezza-povertà. Parliamo del costo di un prodotto popolare come la pizza cui si aggiunge lo sdegno per i super-scontrini all'uscita dalle catene di pizzerie di Briatore e poi, la sortita dell'imprenditore cuneese che ha attaccato chi propone il piatto simbolo di Napoli e si è pure autodefinito «un genio».
«Quindi a Napoli la pizza fa schifo e per si più le pizzerie sono tutte in Perdita? A Napoli con 5 euro mangi una "signora pizza" non un pastocchia dei tuoi locali» scrivono a Briatore sotto i commenti. Ma la selezione delle repliche all'imprenditore ex di Naomi Campbell ed Elisabetta Gregoraci è limitata, poiché ve ne sono migliaia.
Scrive una imprenditrice: «Tesoro tu ragioni con i soldi che hai che ti hanno dato al cervello. Probabilmente nella tua città ci sono tutti ricconi che si possono permettere queste cifre. Eppure noi comuni mortali le tasse le paghiamo ugualmente, anche se non vendiamo 50mila pizze al giorno. Nel weekend si recupera gran parte del ricavato, ci esce stipendio per tutti, guadagni e tasse con la pizza da euro in su. Altrimenti tutte le pizzerie esistenti in Italia avrebbero chiuso secondo il tuo stupido ragionamento Dove vivi? Forse ti pensi di stare a Dubai?»
Sono tante le reazioni, fra le quali c'è quella di Sergio Miccu, presidente dell'Associazione Pizzaiuoli Napoletani:
Il problema non è a quanto si venda la pizza con l'astice blu ma a quanto sia giusto vendere una margherita o una marinara con ingredienti di qualità. La pizza ha contribuito a sfamare intere generazioni superando le crisi più dure che la città ha vissuto. Dalla guerra al colera. Ma oggi si tratta di un piatto. Perciò le classiche conservino anche il valore della tradizione. Quelle cosiddette da chef che diventano un'altra cosa possono anche vedere prezzi diversi.
Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale e Presidente della Commissione Agricoltura replica così:
La vera pizza riconosciuta da Unesco e da UE con marchio STG è un piatto povero non per cafoni arricchiti. Sulla pizza napoletana non accettiamo lezioni da chi non ha nessun titolo per farne. Ancora una volta Flavio Briatore interviene a sproposito non sapendo minimamente di cosa parla. Briatore farebbe bene a venire a lezione dai pizzaioli napoletani dai quali potrebbe apprendere tanti segreti per una buona pizza realizzata con prodotti di qualità e alla portata di tutti. Faccia liberamente i suoi affari senza dare lezioni a chi rappresenta la storia e il successo di questo prodotto.