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Se Pietro Ioia ha sbagliato pagherà. Ma nessuno tocchi le battaglie per la dignità ai detenuti

Pietro Ioia ha di nuovo “sbagliato”, finendo in un giro criminale da Garante dei detenuti? Dovrà pagare. Ma le battaglie per la dignità ai carcerati sono e restano sacrosante.
A cura di Gaia Martignetti
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Pietro Ioia
Pietro Ioia

Sarebbe semplice, forse troppo, dimenticare oggi le battaglie che Pietro Ioia ha portato avanti in questi anni per i diritti di chi vive in carcere. Sarebbe forse giustificato da un fatto di cronaca giudiziaria. Da poco meno di 24 ore, Ioia, da Garante Metropolitano dei detenuti è diventato detenuto a sua volta. Anzi, è tornato ad esserlo. Quando fu nominato Garante dall'allora sindaco di Napoli Luigi de Magistris, successe il finimondo. Dalla politica, al mondo della polizia penitenziaria si sollevarono critiche, all'epoca, che molti ritennero ingiuste. La risposta fu proprio Ioia a darla, su questo giornale.

Tutti possono cambiare, tutti devono avere una possibilità per cambiare. Io alle polemiche vorrei rispondere con il lavoro, lavoro gratuito. Se Pietro Ioia sbaglia di nuovo, dovete infierire su Pietro Ioia.

Da poco meno di 24 ore Pietro Ioia è recluso a Poggioreale, lo stesso carcere in cui aveva raccontato di aver subito violenze in passato. Violenze che Fanpage.it aveva reso note, in un'inchiesta sulla cosiddetta "Cella Zero", un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, di cui la magistratura non ha mai accertato la reale esistenza, ma descritta dai racconti dei detenuti come un luogo di soprusi indicibili. Il processo per ricostruire quelle violenze, ad oggi presunte, è ancora in corso. Così come sono ancora da accertare le responsabilità per le violenze, fino all'ultimo grado di giudizio presunte, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, riprese dalle telecamere di sorveglianza.

Tutte denunce, seppur in forma diversa, per cui Pietro Ioia si è battuto. Battaglie che si inserivano nel solco della trasformazione di un uomo che da ex narcotrafficante, che in cella ha trascorso 22 anni della sua vita, è diventato prima attivista per i diritti dei detenuti e poi garante.

Quando accettava nel 2019 la carica più delicata e importante per chi si occupa di carcere, raccontava di credere in un cambiamento che, per essere profondo, va coltivato ogni giorno. E che se le accuse, gravissime, a lui mosse in queste ore dovessero trovare conferma, si è arrestato. Perché una possibilità così profonda, incontrare chi vive recluso per non farlo sentire escluso, è una responsabilità da non tradire. Potrebbe essere questo l'epilogo di una storia che tutti hanno sempre vissuto come il manifesto delle seconde occasioni.

Che a Pietro Ioia sono state date, come era giusto. Diventando non solo garante, ma ricevendo riconoscimenti importanti. Prima diventando guida e pilastro delle battaglie per i diritti dei reclusi e poi con un premio consegnato dalle mani di Ilaria Cucchi. Ioia dovrà rispondere di accuse molto pesanti, gravate dalla sua carica di garante: aver introdotto telefonini e droga in carcere. Starà a lui cercare di dimostrare la sua estraneità ai fatti.

Accanto alla responsabilità individuale che ha Pietro Ioia, non dobbiamo rimuovere le battaglie, la testimonianza e le denunce fatte da Pietro Ioia

A dirlo a Fanpage.it poche ore dopo l'arresto del suo ormai ex collega è stato Samuele Ciambriello, Garante regionale dei detenuti. Le testimonianze di cui parla sono storie che nascono tra due battaglie molto importanti, come abbiamo ricordato: quella per la presunta "Cella Zero" e le violenze nell'istituto di pena di Santa Maria Capua Vetere, che lo stesso Ciambriello ha denunciato, dando modo all'iter giudiziario di poterle accertare. Storie di diritti. Che non vanno dimenticate.

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