Pianura crocevia di camorra: alleanze tra i clan di Napoli per controllare il quartiere
Per arrivare a Marano sono poco meno di 8 chilometri, appena 5 per Quarto. Dall'altro lato del quartiere c'è il raccordo, che porta al Vomero, alla Tangenziale e quindi a tutta Napoli e all'autostrada. E, a pochi passi, ci sono Soccavo, Fuorigrotta e il resto dell'area flegrea. È questo il fattore che determina la centralità del quartiere Pianura, periferico nella geografia di Napoli ma centralissimo in quella della camorra: avamposto e crocevia di traffici per conquistare, e soprattutto mantenere, un ruolo di primo piano a Napoli ovest.
Nel quartiere gli equilibri criminali non sono mai stati stabili, segno proprio della convergenza di diversi interessi. Prima la guerra decennale tra i Marfella-Pesce e i Mele, ovvero i "figli ‘e Bianchina" e i "figli ‘e Giulietta", poi il conflitto proseguito in mano agli eredi: rispettivamente il gruppo Carillo e quello dei Calone-Loffredo (quest'ultimo legato alla malavita organizzata di Posillipo e quindi a quella di Bagnoli), e il gruppo degli Esposito-Marsicano.
Summit di camorra interrotto a Pianura, in manette ras di Miano
Pochi giorni fa gli agenti dell'investigativa del commissariato Pianura hanno interrotto un incontro in una officina di via Montagna Spaccata che aveva tutta l'aria di essere un summit di camorra: al tavolo c'erano Umberto Loffredo, ritenuto ai vertici di uno dei gruppi criminali attivi a Pianura, Gennaro Catone, che per gli inquirenti è figura apicale del gruppo di "Abbasce Miano" e Francesco Scognamillo, nipote di Antonio Scognamillo, "Tonino ‘o Parente", figlio illegittimo dello storico boss Ciro Grimaldi "Settirò" e per lungo tempo reggente del clan. Un vertice che conferma quello che fino ad allora era stato un (forte) sospetto degli investigatori: ad essere interessati a mettere le mani su Pianura sono anche i clan degli altri quartieri, e proprio da Pianura potrebbe partire, ad accordi fatti, un'offensiva verso i fortini di camorra limitrofi.
La cattura dei tre apre a un duplice scenario: se da un lato la conseguenza potrebbe essere un periodo di stasi, dall'altro potrebbe portare ad un'accelerazione dei piani, determinata proprio dalla detenzione dei vertici, che sarebbero almeno apparentemente al di fuori dei giochi per le forze dell'ordine, ed affidata alla manovalanza e agli altri affiliati rimasta sul territorio.
La guerra di camorra da Pianura al Rione Traiano
La presenza nel summit di Scognamillo fa ritenere un coinvolgimento dei clan di Soccavo. E non può non venire in mente quello che, negli anni '90, era stato il pallino di Tonino ‘o Parente: riunire tutta l'area flegrea sotto un unico cartello criminale, quello della "Nuova Mala Flegrea". Sogno poi naufragato sotto il peso degli arresti e degli agguati di camorra e col pentimento di uno dei vertici del nuovo clan, Bruno Rossi "Il Corvo".
Da Pianura a Soccavo, e quindi al Rione Traiano, il passo e breve. L'alleanza tra i clan potrebbe puntare, una volta consolidato l'accordo su Pianura, direttamente a quello che è il cuore pulsante del traffico di droga dell'area flegrea: la zona della '99" del Rione Traiano, regno del clan Cutolo e degli alleati dei Sorianiello. Scenari che fanno di Pianura una polveriera, specialmente considerando che a pochi metri si sta combattendo un'altra faida, quella di Fuorigrotta, e che vede coinvolto il clan Troncone e gli Esposito di Bagnoli, col verosimile coinvolgimento, al fianco di questi ultimi, dei Licciardi della Masseria Cardone e quindi dell'Alleanza di Secondigliano.
I contatti tra Bagnoli e i clan di Pianura
I clan degli altri quartieri hanno da sempre cercato una sponda con quelli di Pianura, proprio per via del ruolo centrale del quartiere. Era stato così all'epoca del gruppo guidato da Alessandro Giannelli, che da Cavalleggeri aveva stretto accordi con i clan del Rione Traiano e si era schierato apertamente con i Mele e contro i Marfella-Pesce.
E la storia si è ripetuta più di recente, quando secondo gli inquirenti anche il gruppo Esposito aveva cercato di estendere la propria influenza su Pianura con il placet e l'accordo dei malavitosi locali. I contatti non si sono interrotti nemmeno con il carcere: attualmente il figlio di Massimiliano Esposito "lo Scognato", Christian, è detenuto nello stesso carcere siciliano di Giuseppe Mele "‘o Cacaglio", uno dei boss dei "figli ‘e Giulietta" di Pianura.