Il complicato piano di Catello Maresca: riavvicinare i partiti. E restare candidato sindaco di Napoli
Catello Maresca non ha altra possibilità: deve continuare la pedalata – ormai scalata da Tour de France – per arrivare alle Elezioni comunali di ottobre quale candidato sindaco di Napoli. Anche senza partiti, perché il centrodestra, in particolare Forza Italia e Fratelli d'Italia l'hanno già scaricato (ma le dichiarazioni politiche scadono più velocemente di uno yogurt), preferendo a lui l'avvocato Sergio Rastrelli, figlio dell'ex politico missino Antonio.
C'è un aspetto di non poco conto da considerare. Il pubblico ministero anti-camorra (oggi in aspettativa) con la candidatura politica le polemiche che l'hanno accompagnata anche all'interno della magistratura s'è ‘bruciato' sul fronte lavorativo. Su quello politico è stato pressoché incapace di attrarre quei partiti di centrodestra che teoricamente l'avrebbero dovuto appoggiare e invece l'hanno subìto. La prima, la seconda, la terza stoccata – complice anche una strategia di comunicazione troppo ‘demagistrisiana' in questa fase – e Forza Italia e Fdi che già poco lo sopportavano l'hanno «appeso» per dirla in napoletano. Vale a dire piantato in asso.
Ora cosa fa Maresca (perché qualcosa dovrà fare)? Per non finire in un ruolo da comparsa mentre Gaetano Manfredi, Antonio Bassolino e Alessandra Clemente restano protagonisti della campagna elettorale, egli deve ricompattare la coalizione intorno al suo nome. Oggi infatti cerca di addolcire la sua posizione anti-partitica: si è reso conto che è inconcepibile nel quadro politico attuale. Con un post sul suo blog (anche questa discutibile come mossa, molto anni Duemila) Maresca si appella ai partiti: «Il nostro progetto civico è inclusivo e vuole spazzare via 30 anni di immobilismo e affarismi lobbistici ai danni dei napoletani. È per questo motivo che invito tutti i partiti interessati, tutte le associazioni che hanno dimostrato interesse su questo progetto ad un confronto serio su metodo e programma» dice.
Parla di «corazzata della sinistra di potere al lavoro per bloccare ogni tentativo di cambiare» anche se al momento il problema il pm in aspettativa ce l'ha "in casa", altro che sinistra di potere. Il suo orgoglio gli dice di non mollare e restare candidato a sindaco di Napoli costi quel che costi, anche senza partiti, ma con liste civiche e la forza della sua notorietà. Tuttavia il gioco politico è quello che conosciamo: alle Amministrative con l'elezione diretta del sindaco la forza di una candidatura è dettata dal volto dell'aspirante primo cittadino e dalla forza dei candidati nelle Municipalità e al Comune che trascinano, quartiere per quartiere, il loro uomo.
I sondaggi elettorali (quello di Tecné di ieri, ad esempio) dicono che pure senza partiti Maresca qualche voto lo drena di sicuro. Senza di lui il centrodestra deve dare per persa Napoli prima di iniziare perché il distacco da Manfredi diventa troppo ampio. Con lui è probabile ballottaggio e comunque al secondo turno è tutta un'altra partita.
La questione è semplice: Rastrelli non lo conosce nessuno, Maresca sì. Tuttavia Maresca (nel centrodestra) lo vuole nessuno, Rastrelli, invece, sì. O meglio: c'è qualcuno che lo vuole Catello Maresca. Indovina chi? È Matteo Salvini che tra qualche giorno sarà in Campania e probabilmente tornerà a chiedere «umiltà» alla politica per favorire il magistrato aspirante sindaco. Così però Maresca rischia di diventare il candidato di Salvini, proprio quello da cui si voleva inizialmente smarcare più velocemente. Staremo a vedere.