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Perché Tony Colombo è ancora in carcere: “Inserito a tutto tondo nei contesti illeciti”

Il neomelodico palermitano è detenuto dallo scorso ottobre; è accusato, insieme alla moglie, Tina Rispoli, di concorso esterno al clan Di Lauro.
A cura di Nico Falco
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Dall'interessamento in prima persona per trovare un capannone dove stoccare il tabacco, ai soldi investiti nella realizzazione della fabbrica abusiva di sigarette, fino alle conversazioni in cui mostrava apprezzamento per le confezioni e chiedeva quando poter avvisare suoi conoscenti già in attesa: per i giudici del Riesame Tony Colombo non sarebbe stato coinvolto nell'affare soltanto per "situazione di contiguità familiare", ma sarebbe, al contrario, pienamente inserito in quei contesti illeciti in cui sono maturate scelte criminali anche di grande spessore, come appunto quella relativa alla fabbrica di Acerra poi sequestrata dalla Guardia di Finanza.

Tony Colombo e Tina Rispoli finanziatori del clan Di Lauro

Lo si legge nelle motivazioni della pronuncia con cui il Tribunale del Riesame, nello scorso ottobre, aveva confermato la custodia cautelare in carcere per il neomelodico palermitano, accusato insieme alla moglie, Immacolata Rispoli, di concorso esterno in associazione mafiosa: i coniugi avrebbero finanziato le attività imprenditoriali, lecite e non, di Vincenzo Di Lauro, figlio del superboss Paolo Di Lauro e nel periodo delle indagini alla guida del clan di Secondigliano, Napoli Nord.

Anche per Tina Rispoli la misura cautelare è stata confermata: in quel caso il Riesame ha tenuto conto anche del profilo criminale della donna, descritto da diversi collaboratori di giustizia. Per entrambi, difesi dagli avvocati Carmine Foreste e Paolo Trofino, la Cassazione si pronuncerà a metà marzo.

Gli episodi dell’inchiesta

Tony Colombo "inserito a tutto tondo nei contesti illeciti"

Nelle motivazioni i giudici del Riesame evidenziano che quello della fabbrica di sigarette di Acerra, realizzata col supporto di malavitosi bulgari, non è l'unico affare che vede coinvolto il neomelodico: Tony Colombo avrebbe avuto il boss come socio occulto per la linea di abbigliamento "Corleone", che all'epoca venne "spinta" proprio dalla popolarità del cantante ed ebbe come testimonial diversi personaggi del mondo dello spettacolo.

Per i giudici la partecipazione alla realizzazione della fabbrica

rappresenta un contributo determinante alla creazione di una struttura attraverso la quale il clan può operare nel tempo nel settore dell'attività di contrabbando e, quindi, rappresenta un'adesione al programma associativo.

Motivando la decisione di mantenere la misura cautelare in carcere, il Riesame spiega:

Si deve rilevare come il Colombo ha manifestato una spiccata capacità criminale ed un inserimento a tutto tondo nei contesti illeciti in cui sono maturate scelte criminali di grande spessore, come quelle relative alla realizzazione della fabbrica per i TLW la cui realizzazione ha richiesto contatti e appoggi anche a livello internazionale.

Il Colombo ha invero dimostrato una significativa capacità manageriale che ha messo a disposizione del coniuge per la cura degli investimenti dei grandi capitali illeciti accumulati dalla Rispoli, in questo incrociando anche le aspirazioni imprenditoriali di Di Lauro Vincenzo. Il Di Lauro, infatti, come emerso dalle dichiarazioni dei collaboratori, ha investito capitali illeciti anche in ristoranti e alberghi e anche nella produzione di abbigliamento, campo nel quale il Di Lauro ha collaborato anche con il Colombo utilizzando il marchio "Corleone", registrato dal Colombo, e proponendosi come co-finanziatore delle spese di stampa dei capi e delle altre spese di gestione.

Rigettata anche l'ipotesi di concedere i domiciliari a Palermo, come richiesto dalla difesa: per il Riesame il neomelodico tornerebbe in un contesto in cui, come raccontato dal collaboratore di giustizia Gennaro Carra, "il ricorrente è inserito ed ha tentato attività di investimento finanziate dalla Rispoli".

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