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Covid 19

Perché, numeri alla mano, a Napoli i contagi Covid non si propagano nelle scuole

L’intervento di studiosi e movimenti di genitori no-Dad spiega – dati alla mano – perché a Napoli il contagio non avviene e non si propaga in classe, come indicato anche nel recente rapporto dell’istituto superiore di Sanità ma il primo contesto di diffusione del contagio rimane invece la famiglia.
Intervento Clementina Sasso
Astrofisica
A cura di Redazione Napoli
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Nella diretta Facebook del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca di venerdì scorso 5 febbraio, sono stati forniti i dati del contagio nelle diverse fasce d'età della popolazione scolastica (divisa in quattro categorie: 0-5, 6-10, 11-13, 14-19 anni), conteggiati dal 25 Gennaio al 4 Febbraio. Questi numeri fanno riferimento, rispettivamente, a 573, 617, 351 e 739 casi.

Prima di tutto bisogna dire che non è chiaro se siano solo i contagi relativi ai ragazzi frequentanti la scuola e quindi comunicati dalle scuole alle ASL o di tutti i contagi registrati in quelle fasce d'età. Questo farebbe molto differenza nelle fasce 0-5 e 14-19 anni dove non è previsto l'obbligo scolastico. Protendiamo per la seconda ipotesi, vista l'analisi che segue relativa alle scuole superiori.

I dati vanno prima di tutto messi in relazione alle date delle aperture scolastiche, anche se non basta comunque far supporre da un grafico che ci sia correlazione causale tra apertura e aumento dei contagi ma bisogna provarla, escludendo altri fattori e confrontando i dati con quelli di altre regioni. Comunque, dei dati dichiarati possiamo parlare solo di quelli relativi alle fasce d'età 6-10, 11-13 perché il dato delle superiori registrato dal 25 al 4 febbraio non può essere attribuito all’apertura delle scuole visto che queste hanno ripreso solo il 1° febbraio (nemmeno in tutta la Regione vista la confusione generata dalle "raccomandazioni" emanate dalla Regione).

Un ragazzo risultato positivo dall’1 al 4 febbraio non ha alcuna possibilità di essere stato contagiato in classe visto che la positività si manifesta al tampone solo dopo qualche giorno dal contagio.

Per quanto riguarda i dati a cui possiamo avere accesso, dal 22 gennaio l'ASL Na 1 centro dirama dei bollettini giornalieri dei contagi segnalati dalle scuole e, ad una prima analisi (fatta nello stesso periodo dal 25 al 4 febbraio), si vede chiaramente come nella stragrande maggioranza dei casi quasi tutti i positivi siano stati rilevati in classi diverse (soltanto in 3 su 156 classi sono stati trovati 2 positivi) e il 74,7% dei contagiati abbiano contatti stretti familiari già positivi (il 5,7% li ha negativi e il restante 19,6% ha i familiari in attesa di tampone).
Segnaliamo che nei bollettini sono presenti 70 casi di ragazzi positivi assenti o in DAD (anche delle superiori quando erano chiuse), che vengono segnalati con "0 contatti scolastici". Questi non possono che essere contagi esterni alla scuola.

Quest'analisi mostra chiaramente che il contagio non avviene e non si propaga in classe, come indicato anche nel recente rapporto 63 dell’ISS ma il primo contesto di diffusione del contagio rimane la famiglia.

La maggior parte di questi positivi ci sarebbe stata anche con le scuole chiuse ma sarebbero potuti essere scoperti più difficilmente con gravi ripercussioni sulla diffusione del contagio che sarebbe risultato non controllato.

Si resta dunque esterrefatti davanti alle lamentele sul fatto che le Asl debbano eseguire lavoro maggiore per tenere aperte le scuole, perché è invece proprio questa la strada da perseguire per affrontare la pandemia e cioè un efficace tracciamento dei sospetti positivi a cui le scuole aperte contribuiscono, come si è visto. Sicuramente il problema di un tracciamento efficace andava affrontato molto tempo fa.

Dare la colpa all’apertura delle scuole, in particolare alle superiori, per questo piccolo aumento di tendenza del rapporto positivi/tamponi (ieri 6 febbraio registravamo già un valore più rassicuranti dell'8%, mentre ad inizio gennaio abbiamo raggiunto anche valori maggiori del 12%) può rivelarsi molto pericoloso perché distoglie l’attenzione da quella che potrebbe essere la vera causa dell'aumento dell'incidenza dei contagi (ripetiamo, molto contenuto).

* L'analisi è stata svolta dall'astrofisica Clementina Sasso  e sottoscritta dai movimenti e coordinamenti Usciamo dagli schermi, Coordinamento Scuole aperte, Osservatorio sulla scuola Napoli, Coordinamento Scuole aperte Benevento, Coordinamento Scuole aperte Salerno, Scuole aperte Avellino, Coordinamento Scuole aperte Caserta e Scalzabanda.

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