Perché Napoli si sta mobilitando per Port’Alba, la storica strada dei librai
«Port'Alba non è solo il luogo dei libri o il luogo dei napoletani. È il posto in cui libri e persone si incontrano e nasce un'altra cosa». Maurizio De Giovanni arriva alla notte bianca per tutelare la strada storica delle librerie napoletane con la cartellina che custodisce il primo capitolo del suo nuovo romanzo "Soledad", della saga del "Commissario Ricciardi", lo legge in pubblico accompagnato dal sassofono di Marco Zurzolo, alle spalle ha uno dei due ingressi di quella che un tempo fu la "Libreria Guida" e che ora è il cantiere di "Saletta Rossa" e custodisce un sogno, un grande hub di cultura lì dove Napoli dalla notte dei tempi ha deciso che si dovesse respirare aria di libri: Port'Alba.
Per testimoniare l'affetto verso un luogo della città ieri sera c'era tanta gente. Non era scontato. Arriva l'ex sindaco Antonio Bassolino, e c'è dall'inizio Francesco Borrelli, il deputato più "social" di Napoli. Con lui Gianni Simioli, "voce" della città attraverso la sua Radiazza. Ci sono Luigi Carbone, consigliere comunale e presidente della commissione Attività Produttive, i giornalisti e scrittori Pietro Treccagnoli e Gigi Di Fiore. C'è Gaetano Bonelli, proprietario di una delle più belle collezioni di oggetti, foto, documenti su Napoli. Sono tanti i volti noti ma ancor di più i cittadini richiamati dalle notizie sui giornali o sui social. E alcuni turisti stranieri passano, s'interrogano, chiedono: «What's happened?»
E infatti: che succede? Siamo fra piazza Dante e piazza Bellini. Sotto la porta c'è la "strada dei librai", oggi messa a rischio da strafottenza privata, degrado pubblico e inefficienza di vari enti. I proprietari di case private che insistono in questa fettuccia di basolato lavico litigano per chi debba riparare perdite e infiltrazioni. E intanto Port'Alba muore. La Soprintendenza di Napoli, poi chi l'ha vista? Nessuno. E intanto Port'Alba muore. Regione Campania, Comune di Napoli e ministero della Cultura ci sono? Che fanno?
Vincenzo De Luca ieri alla Notte Bianca per tutelare la strada non c'era. C'era il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ha promesso due cose. La prima è di lavorare affinché l'area «abbia dei vincoli rafforzati come luogo della cultura di Napoli». La seconda è spingere per superare la lite fra privati, l'eterno contenzioso tra napoletani del centro storico che campano in case bellissime (all'interno) si affacciano su parti comuni degli edifici che cadono fradicie. Letteralmente a pezzi.
Il primo tema: la rigenerazione urbana di uno spazio oggi assediato dai tavolini (problema complesso che coinvolge l'intera Napoli) e preda del degrado. Poi c'è il tema imprenditoriale. Tra i negozi e i tavolini ci sono i librai, i pizzaioli, ci sono Fabio e Monica Amodio, titolari della storica cartoleria di Port'Alba. E c'è Pasquale Langella, editore-libraio, uno dei motori della mobilitazione. Dice timidamente al microfono: «Grazie per esserci. Venite qui quando siamo aperti, non quando le librerie chiudono».
Tema sacrosanto: negli anni a Napoli con un misto d'ipocrisia e finto interesse ci si è occupati delle piccole e medie librerie che abbassavano la serranda per sempre. Senza indagarne le cause.
Veniamo alla questione imprenditoriale. De Giovanni ormai non è più solo uno scrittore. Chi vende migliaia di libri all'anno, libri che a loro volta sono fonte per fiction tv e film di successo deve conoscere bene i meccanismi dell'editoria italiana. Quindi la sua analisi è preziosa:
La dimensione nostra, di Napoli, è sempre rimasta di breve respiro ed è questo uno dei problemi paghiamo noi. Napoli ha una immensa creatività e un bassissimo livello di industria culturale.
Napoli ha gli scrittori più importanti e tradotti in Italia e all'estero ma non ha una propria casa editrice di respiro nazionale.E allo stesso modo funziona con i grandi musicisti, la scuola di danza più importante d'Italia, grandissimi registi senza casa di produzione. La creatività è forte ma l'industria culturale manca.
Quando l'industria prenderà atto dell'esistenza della creatività faremo finalmente un sistema che migliorerà Napoli.
Per le piccole librerie di Napoli il sindaco Manfredi pensa ad un processo politico che possa aiutare a calmierare i prezzi d'affitto «e non mettere in concorrenza i librai con altri tipi di attività che sono chiaramente più remunerative ma meno culturali». Ora si spinge anche affinché il ministero della Cultura, guidato dal napoletano Gennaro Sangiuliano, faccia qualcosa di concreto.
Francesca Mazzei, insieme al padre Alfredo, alle sorelle Serena e Sara e ad Enrica e Fabrizia Grassi ha rilevato i locali della ex Guida, vincolati a bene culturale. Oggi giustamente spinge affinché l'area da bomboniera dei libri nuovi e usati non si trasformi in un tugurio di patatine, panini e spritz. Ed arriva la notizia buona: aprirà a breve, la libreria.
Sì, apriremo in primavera del prossimo anno. La libreria si chiamerà "Saletta rossa" e sarà tra innovazione e tradizione. Avremo un game center sui giochi culturali, una sala per le iniziative, ma anche esposizioni di arte contemporanea. Una delle prime mostre sarà su ‘Totò di cui siamo casa editrice per i discendenti ed esporremo suoi oggetti personali, abbigliamento, fotografie e scritti.