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Il crollo alla Vela Celeste di Scampia

Perché la tragedia della Vela Celeste di Scampia oggi fa ancora più male

La Napoli del turismo di massa, celebrata in fiction, canzoni, libri, film, oggi si trova davanti l’altra Napoli che pare dirle: “Embè? t’eri scordata di me?”
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Si chiama Vela ma della barca non ha niente, si chiama Celeste ma di azzurro non ha niente. Quella delle Vele di Scampia è una storia di travisamenti e contraffazioni, di nomi affibbiati a cose che poi la realtà rigetta, come organi estranei. Le Vele, i tossici degli anni Ottanta, le faide di camorra, il supermercato dello spaccio, Gomorra: non basterebbe una enciclopedia per spiegare vita urbanistica, politica, sociale di questi casermoni. Delle Vele di Scampia è piena la cronaca cittadina dagli anni Ottanta a venire. Poi sono arrivati i documentari, i servizi giornalistici televisivi italiani e stranieri, i film, le serie televisive, i romanzi, i racconti, i saggi.

Arriviamo ad oggi. La tragedia del luglio 2024, il crollo della ballatoio nella Vela Celeste di Scampia, Napoli Nord, con morti e feriti fa più male, se possibile, delle faide di camorra. Il motivo è intuibile: trascina Napoli con la violenza d'una colpa in una narrazione da cui la città pensava di essere finalmente uscita.

La Napoli del turismo di massa, celebrata, fotografata, descritta in fiction, canzoni, libri, film, si trova davanti l'altra Napoli che pare dirle: «Embè? t'eri scordata di me?».

Oggi, poi, è proprio una giornata nera: nel giro di poche ore se ne cade una parte della Vela e c'è una persona ferita a colpi di pistola nel vicino quartiere di Secondigliano. Ma che dannazione è successo, ci siamo risvegliati nei primi anni Duemila? Nossignore: semplicemente certi problemi si ripropongono in un modo o nell'altro. Metterli sotto il tappeto o far finta che non esistano non serve granché. Al tempo stesso però occorre contestualizzare e non ricoprire di ineluttabilità il destino di un'intera popolazione.

Napoli sta cambiando a più velocità: il centro storico va velocissimo – quando si muovono i soldi succede così – a Bagnoli e Napoli Est sono arrivate vagonate di denaro. Scampia così come Secondigliano, sta cambiando e in maniera molto positiva: pensate a com'era dieci anni fa. A questa mutazione occorre però ancora l'assistenza, l'accompagnamento, la guida delle istituzioni.

Tutta Napoli deve continuare a tenere gli occhi puntati su Scampia. La tragedia di oggi avrà tempi e processi che appureranno verità e responsabilità, ma fa suonare una spia d'allarme: senza il resto di Napoli Scampia non ce la potrà mai fare. E dopo tutto quello che c'è stato, dopo tutto quello che la gente ha passato, non se lo merita.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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