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Perché la provincia di Benevento deve restare zona rossa anche con 30 contagi al giorno

Perché la provincia di Benevento è zona rossa Covid malgrado un numero di contagi molto basso e un indice di incidenza inferiore non solo rispetto a quello delle altre province campane ma anche alla media nazionale? Dipende davvero solo dall’incapacità di Governo e Regione di distinguere in base alle province?
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Come vi abbiamo raccontato, la provincia di Benevento è stata inclusa nella zona rossa nonostante un numero di contagi relativamente basso e una densità media molto inferiore a quella che si registra nelle altre province campane. In molti hanno ritenuto che si sia trattato di una misura ingiusta, estremamente punitiva per i cittadini della provincia beneventana e determinata solo dall’incapacità di governo e Regione nell’adottare un approccio differenziato per le singole aree. Come per il resto del Paese, del resto, il governo centrale ha optato per chiusure regionali, scartando l’ipotesi degli interventi sub-provinciali, che pure era stata suggerita settimane addietro dall’ISS. Il punto è che anche adottando un simile approccio, la situazione di Benevento e provincia non sarebbe cambiata.

Perché se è vero che il beneventano presenta un numero relativamente basso di contagi giornalieri, bisogna ricordare che la valutazione dei tecnici del ministero non si può fermare a questo aspetto. Se il rapporto casi / tamponi è vicino alla media nazionale, infatti, la situazione è pessima per quanto concerne gran parte degli indicatori che determinano il “colore” di una zona. Analizzando i report ISS, si nota come l’indice di incidenza cumulativa per 100mila abitanti sia in peggioramento costante da settimane, mentre parallelamente si sta allungando il tempo tra la data di inizio dei sintomi e quello del prelievo e della diagnosi. Si tratta dei segnali più chiari della difficoltà del sistema di tracciare casi ed effettuare le diagnosi (dati perfettamente compatibili con le decine di testimonianze sui ritardi e l’inefficienza dell’Asl sannita). L'heatmap dei casi evidenzia con chiarezza l'aumento progressivo dell'incidenza anche nel beneventano:

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Mentre cominciano a essere più frequenti le allerte per case di cura ed RSA (già la prima ondata aveva mostrato la fragilità delle strutture beneventane), per altri indicatori la situazione è addirittura peggiore. Quelli contrassegnati con 2.4 e 2.5, per esempio, considerano la dotazione di personale assegnata al contact-tracing e all’esame dei campioni di laboratorio: Benevento è ultima in una Regione che è in coda alle classifiche nazionali. Ma è sugli indicatori 3.8 e 3.9 (terapia intensiva e posti letto di area medica) che nel Sannio siamo ben oltre il livello di guardia, al punto da consigliare estrema prudenza nei giudizi.

Qualche numero forse può aiutare. Dando per buoni i dati contenuti sui documenti ufficiali della Regione Campania (su cui c'è più di qualche perplessità, in particolare per quel che riguarda i numeri di partenza del Rummo – san Pio, l'ospedale pubblico della provincia), Benevento all'inizio dell'emergenza avrebbe dovuto contare (DCA 2018) su 24 posti tra terapia intensiva e sub-intensiva: la bellezza di uno ogni 11700 abitanti, un dato tremendo se comparato con quelli delle altre province (Salerno uno ogni 7500, Caserta uno ogni 9000, Avellino uno ogni 6500, la tanto bistrattata Napoli uno ogni 7500). Il “mostruoso” sforzo della Regione Campania sapete come si è concretizzato per prevenire la seconda ondata a Benevento? Tenetevi forte: 18 posti di sub-intensiva e 4 di terapia intensiva programmati nel piano di giugno.

Il beneventano ha poi altri elementi che dovrebbero consigliare prudenza: un’alta incidenza della popolazione anziana, una conformazione territoriale che porta piccoli paesi a essere distanti oltre un’ora di macchina dal plesso ospedaliero pubblico più vicino, una atavica carenza di personale delle strutture ospedaliere, una conclamata scarsità dei mezzi di primo soccorso e una difficoltà dei servizi sanitari di garantire persino l'assistenza territoriale (è esplicativa l'assenza di medici di base, denunciata dai Sindaci proprio in questi giorni). Ciò che i cittadini stanno subendo, in altre parole, non è una congiura dei poteri forti e dei napoletani oppressori, ma anni di malgoverno e di distruzione dei presidi della sanità territoriale, anni di lottizzazione selvaggia e di subordinazione della salute collettiva a interessi privati e tornaconti politici.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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